Che cosa succede quando si perde il proprio padre? Come si può riuscire ad andare avanti? È questa una delle domande che continua a risuonare nella mente leggendo Appunti sul dolore. Credo sia una domanda che almeno una volta nella vita – probabilmente molte più di una – si sia posto ciascuno di noi, sia coloro che non hanno ancora perso il proprio genitore, sia chi invece ha sperimentato direttamente l’evento. Questi due gruppi di persone sono come due facce della stessa medaglia, nel senso che rappresentano le prospettive diverse che portano allo stesso dilemma: da una parte è necessario un lavoro di immaginazione – spesso ricco di ansia dell’ignoto –, dall’altra invece è un quesito angosciante che prevede un lavoro di ricostruzione.
È difficile avere la forza di prendere in mano la propria esistenza dopo un improvviso trauma. Uso il termine improvviso non a caso. Si potrebbe contestare che alcune morti siano annunciate, ma per quanto possiamo parlare di un evento inevitabile e addirittura prevedibile, la morte di un genitore si mantiene comunque, quantomeno in parte, come un evento inatteso che colpisce lasciandoci smarriti. È come essere costretti a un brusco risveglio che ci fa chiedere che cosa succederà dopo.
Adichie racconta la sua esperienza in maniera estremamente cristallina, come riesce a fare sempre con la sua scrittura, trasmettendo sensazioni al lettore. In questo libro racconta che cosa abbia significato per lei sopravvivere al padre. È una storia di sopravvivenza, di un dolore annientante, di tentativi di risalita, di fallimenti e domande senza risposta. Una donna adulta, realizzata, che si ritrova piccola e inconsolabile, incapace di accettare la perdita. La scomparsa inoltre, è resa ancor più penosa dalla mancanza fisica, dall’impossibilità di vedere il padre per un’ultima volta e del non poter celebrare il funerale a casa sua, circondata dal resto della sua famiglia. La situazione pandemica la tiene lontana dai luoghi della sua infanzia e da tutte le esperienze che ha condiviso con lui. Nonostante la tragedia nella tragedia che ha colpito le moltissime persone che hanno perso i propri cari nel periodo del Covid, in questi Appunti la pandemia è solo una cornice che acuisce il dolore, non è di certo un protagonista rilevante. Che sia avvenuto un anno fa oppure quindici, quel dolore ha sempre lo stesso volto e sempre la stessa crudeltà. Adichie scrive: “Quella del dolore è una scuola crudele. Insegna quanto possa essere violento il lutto, quanta rabbia possa contenere. Insegna quanto possano sembrare vuote le condoglianze. Insegna quanto il dolore abbia a che fare con le parole, con il loro fallimento e con il nostro bisogno di trovarle.”
Ironico come una scrittrice dichiari di trovarsi a corto di parole, ma è proprio questo il nodo che ci fa sentire tutto lo smarrimento a cui porta la perdita di qualcuno. Il dolore è un sentimento che tutti conosciamo, ci ritroviamo nostro malgrado ad affrontare la perdita nella nostra vita prima o dopo: un’esperienza universale, qualcosa che ci accomuna ogni essere umano. Come tutti i dolori umani, però, sembra che aumenti solitudine e distanze, con la convinzione che nessuno sia veramente in grado di comprenderci: ma la realtà è unica: siamo noi ad essere incapaci di esprimere tutto ciò che abbiamo dentro.
Con cruda semplicità la scrittrice è riuscita a far sentire il proprio dolore, ma anche a mostrare che una donna adulta può avere un rapporto estremamente profondo di attaccamento con il padre ed è colpita con la stessa veemenza dalla sua morte, in qualsiasi momento avvenga. Nonostante la supposta razionalità dell’età adulta, la perdita del padre (per quanto anziano egli sia) colpisce la “compostezza” e accresce la fragilità: mostra un’instabilità che i più piccoli – per esempio una figlia – hanno difficoltà a comprendere.
Il tema della perdita è stato ampiamente esplorato in letteratura, e da punti di vista differenti: l’analisi del trauma è sempre presente anche se spesso l’attenzione è rivolta soltanto (e banalmente) alle problematicità dei rapporti interpersonali. Appunti sul dolore invece è un grido di angoscia e rabbia per il mancato elogio funebre: è, soprattutto, un canto d’amore sconfinato che nonostante la brevità trasmette in pieno l’esperienza dell’essere umani fra gli umani.