Chiara Clini / Il naufragio dell’Arandora Star

Chiara Clini, L’ultima crociera, pp. 368, Piemme, euro 18,90 stampa, euro 9,99 epub

Chiara Clini, parmense, è autrice e sceneggiatrice di teatro, oltre che di alcune serie televisive Rai e Mediaset e L’ultima crociera è il suo esordio narrativo. Il romanzo, che possiamo definire storico senza indugi, ci parla di alcuni mesi del 1940, da luglio a ottobre, quando il secondo conflitto mondiale si stava allargando all’intero pianeta. Una guerra, come tutte del resto, funestata da orrori e crudeltà, anche se nessun altro paese è arrivato alle efferatezze perpetrate da Hitler e le sue truppe, è che è stata oggetto di molte rivisitazioni. All’interno di una guerra ci sono mille altre storie, dimenticate o mai affiorate, conseguenze di azioni che chi non ha mai vissuto un conflitto non riesce neanche a immaginare.

Questa è la storia – soprattutto – dell’Arandora Star, una nave su cui furono imbarcati prigionieri tedeschi, austriaci e italiani che vivevano in Inghilterra ai tempi della dichiarazione di guerra dell’Asse contro l’isola britannica, e che nonostante vivessero lì da anni furono arrestati e incolpati di essere al servizio dei servizi segreti nemici anche se alcuni collaboravano con il governo d’oltremanica. Partiti da Liverpool con destinazione Canada, l’imbarcazione, priva di insegne della Croce Rossa e di scorta, viene affondata da un siluro tedesco lanciato da un sommergibile il 2 luglio 1940: il comandante non vuole essere secondo a nessuno per carichi colpiti. La storia viene raccontata a tre voci, Henriet, impiegata governativa inglese che ha l’ingrato compito di stilare la lista degli stranieri pericolosi, Jacopo Errera, un ebreo veneziano arrivato da poco a Londra per lavorare per la BBC e Wolf, un marinaio del sottomarino che colpirà la nave. Henriet si convince dell’innocenza di Jacopo troppo tardi, e inutile è il suo tentativo di riuscire a farlo liberare. Se ne innamora e anche a Jacopo rimane impressa nella mente la visione di lei che allatta il figlio. Wolf, che sta leggendo Moby Dick, passa il tempo a scrivere lettere alla fidanzata paragonando il suo comandante ad Achab, il capitano del Pequod che perde la testa per inseguire la balena. Il romanzo prende spunto da un fatto veramente accaduto che la scrittrice conosce bene, dato che un suo prozio ha vissuto in prima persona la tragedia dell’Arandora Star riuscendo a salvarsi. Le vittime furono 860, pochi i superstiti che non furono aiutati dal sommergibile. Una legge del mare infranta per la vanità di un uomo, una carneficina evitabile oltretutto perché la nave ospitava anche alcuni simpatizzanti fascisti e nazisti.

La guerra, da sempre, giustifica qualsiasi azione e purtroppo anche oggi c’è chi la vede come unica soluzione per dirimere situazioni politiche ed economiche complicate. Gli esempi non mancano, come non mancano i tentativi di revisione storica che vogliono mettere tutti sullo stesso piano, e questo è uno dei documenti che smentiscono tali teorie. Lo stile di Clini è limpido e scorrevole, i brevi capitoli che alternano i punti di vista dei tre protagonisti danno un ritmo uniforme e spedito alla narrazione lasciando al lettore la curiosità di continuare senza soluzione di continuità. Una prova matura e convincente.