“Franco Serantini, di vent’anni, sardo, anarchico, figlio di nessuno nella vita come nella morte”.
A più di 30 di distanza torna nelle librerie “Il sovversivo” di Corrado Stajano.
Ne scrive GIUSEPPE COSTIGLIOLA che recensisce il libro e intervista l’autore.
Che la memoria non vada smarrita: la lezione di Corrado Stajano
Queste pagine, da cui si leva un dolore struggente, il dolore di chi piange non soltanto l’omicidio di un innocente, ma quello di tutto uno stato di diritto, sono intessute da una documentazione ricca e puntuale: perizie, verbali d’interrogatorio, stralci di sentenze, articoli di giornale, volantini, discorsi pubblici, circolari, relazioni, testimonianze, dalla quale prende forma una lucidissima analisi del contesto umano, politico, socio-culturale degli eventi narrati. In una fattuale, puntigliosa ricostruzione, si raccontano le ore che dall’arresto portarono alla morte di Franco Serantini, la lunga sequenza di errori, di omissioni, di negligenze, talvolta veicolata con un sapiente uso del dialogo, che ne potenzia l’impatto emotivo.
Intervista a Corrado Stajano
Ma la violenza delle istituzioni è davvero inevitabile?
Credo purtroppo di sì, nella politica malata di oggi. L’idea di nazione in questo nostro Paese non si è ancora realizzata. «La Costituzione non è andata al di là delle garitte delle caserme», scrivo nell’introduzione alla nuova edizione de Il Sovversivo per Il Saggiatore. Pensavo ai fatti di Genova, a Bolzaneto, a Cucchi. Ci sono voluti nove anni per arrivare alla verità, subito evidente, dell’assassinio di quel povero ragazzo.
Su A rivista anarchica un dossier sulla vicenda di Franco Serantini.