Celebrity Deathmatch: Busi versus Abeni

Di seguito abbiamo riportato parti di poesia provenienti dalle traduzioni della raccolta Autoritratto in uno Specchio Convesso, mettendo a confronto la storica traduzione di Aldo Busi del 1983, con la nuova traduzione di Damiano Abeni, pubblicata nel settembre 2019 per Bompiani. Una breve nota riguarda anche la traduzione del saggio di Harold Bloom, “Frantumare la Forma”, tratto da Deconstruction and Criticism (1979).

Alla fine di ogni blocco di traduzione abbiamo indicato qual è, secondo noi, la traduzione più efficace del testo di Ashbery. Altre volte abbiamo lasciato al lettore la libertà di scegliere quale sia la versione migliore, decretandone la parità. Per motivi di spazio, non abbiamo potuto riportare anche l’originale inglese, per cui il lettore paziente dovrà andare a vederselo riprendendo in mano la vecchia versione di Busi, oppure la nuova edizione tradotta da Damiano Abeni.

John Ashbery, Autoritratto in uno specchio convesso, a cura di Damiano Abeni, con uno scritto di Harold Bloom, Collana Capoversi, Bompiani, 2019, euro 18,00 stampa

John Ashbery, Autoritratto in uno specchio convesso, introduzione di Giovanni Giudici, traduzione di Aldo Busi, Garzanti, 1983.

Per quanto riguarda l’Introduzione di Harold Bloom, The Breaking of Form, tratta dalla “Bibbia” del decostruzionismo letterario americano Deconstruction and Criticism, che si presume sia stata tradotta dallo stesso Abeni, facciamo notare che il termine bloomiano revisionary ratios si traduce ormai da anni in base a una tradizione ormai consolidata, con “rapporti revisionistici”, e non con modalità, come fa Abeni, oppure lasciando il latino “ratio”.

Aldo Busi: “Come uno caricato ubriaco sul postale”

Ho provato ogni cosa, solo alcune erano immortali e libere.

(…) E anche i meno attenti ammutoliscono
Per osservare la cosa predisposta ad accadere.

(…) Laggiù per un momento ho pensato
che il grande, formale affare stesse cominciando, orchestrato,
i suoi colori concentrati in uno sguardo, una ballata
che abbraccia il mondo intero…

(…) Ma la notte, la discreta, la reticente, dà più di quel che prende.

 

Damiano Abeni: “Come uno buttato ubriaco sul battello postale”

Ho tentato tutto, poco era immortale e libero.

(…) e perfino i meno attenti ammutoliscono
per contemplare ciò che è pronto ad accadere.

(…) Là in fondo, per un attimo, ho pensato
che l’insigne evento formale stesse iniziando, orchestrato,
i colori addensati in uno sguardo, ballata
che abbraccia il mondo intero…

(…) ma la notte, schiva, reticente, dona più di ciò che sottrae.

Vince Aldo Busi

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Aldo Busi : “La situazione s’aggrava”

Come un temporale, disse lui, i colori intrecciati
m’inondano e non sono d’aiuto.

(…) il nome che ti sfugge e che non dici mai è il mio, il mio!

(…) Un giorno che ero fuori un uomo telefona
E lascia il seguente messaggio: “Non ha capito un acca
Dall’inizio alla fine. Per fortuna c’è ancora tempo
Per rimediare alla situazione, ma deve sbrigarsi.

(…) Vediamoci al più presto quando meglio le aggrada. E la prego,
non ne faccia parola con nessuno. Ne va molto più della sua vita.”

(…) Mia moglie
Pensa che io sia ad Oslo – Oslo, Francia cioè.

 

Damiano Abeni: “Situazione in peggioramento”

Come un temporale, diceva, le trecce di colore
mi dilavano e non sono per niente d’aiuto.

(…) il nome che buttate lì senza mai dirlo è il mio, il mio!

(…) Un giorno uno ha chiamato mentre non c’ero
e ha lasciato questo messaggio: “Non hai capito niente
da cima a fondo. Fortuna che c’è ancora tempo
per porre rimedio alla situazione, ma devi sbrigarti.

(…) Vieni a trovarmi non appena ti è possibile. E per favore,
acqua in bocca. Molto, a parte la tua vita, dipende da ciò.

(…) Mia moglie
Mi crede ad Oslo – Oslo in Francia, cioè.

Vince Aldo Busi

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Aldo Busi: titolo originale “Forties Flick”, tradotto con “Telefoni bianchi”

(…) Cose troppo reali
per essere di grande importanza, per cui artificiali….

 

Damiano Abeni: “Filmetto anni ‘40”

(…) Cose troppo reali
per porvi troppo pensiero e quindi artificiali…..

 

Vince Aldo Busi

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Aldo Busi : “Mentre tornavi dalla Sacra Terra”

(…) mentre il vuoto viene ripartito
nell’idea di che ora è
quando quell’ora è già passata.

 

Damiano Abeni: “Mentre tornavi dalla Terra Santa”

(…) mentre il vuoto è suddiviso
nell’idea di che ora sia
quando quell’ora è già passato.

 

Parità

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 Aldo Busi: “Uomo di parole”

(…) La storia logora a forza di essere detta.
Tutti i diari sono uguali, chiari e freddi, con
La prospettiva di un freddo continuo. Sono piazzati
orizzontali, paralleli alla terra,
come i morti non ingombranti. Giusto il tempo di rileggere
e il passato ti scivola via dalle dita, desiderando che tu fossi là.

 

Damiano Abeni : “Un uomo di parole”

(…) Racconto consunto dal raccontare.
Tutti i diari s’assomigliano, limpidi e gelidi, con
la prospettiva di un gelo interminabile. Vengono collocati
In orizzontale, paralleli alla terra,
come i morti che non ci intralciano. Giusto il tempo di rileggere
e il passato ti scivola tra le dita, augurandosi che tu sia con lui.

 

Parità

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Aldo Busi: “Via libera” (“Absolute Clearance”)

“Divenuto uomo, ho smesso i costumi del bambino” (citazione da San Paolo, I Corinti )

 

Damiano Abeni: “Piazza Pulita”

“Dismetto ogni cosa infantile”

 

Parità

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Aldo Busi : “Grand Galop”

(…) Ma c’è questa consolazione:
se salterà fuori che non ne vale la pena, non l’ho fatto;
se la vista mi sgomenta, non ho visto niente;
se è una vittoria di Pirro, non l’ho vinta.

E si è lasciati a sedere sull’erba
cercando di scrivere poesia
servendosi di quanto Wyatt e Surrey lasciavano in giro,
prendevano e di nuovo posavano
come tant’altro splendido materiale grezzo.

Ma ora siamo al Capo di Paura e la pista via terra
è impraticabile, e una densa cortina di foschia incombe sul mare.

 

Damiano Abeni: “Grand Galop”

(…) Ma ecco una consolazione:
se salta fuori che non vale la pena farlo, non l’ho fatto;
se il vederlo mi sconvolge, non ho visto niente;
se si tratta di una vittoria di Pirro, non ho vinto.

E si resta seduti nel giardinetto di casa
a cercare di scrivere poesia
sfruttando ciò che Wyatt e Surrey hanno lasciato in giro
ripreso e di nuovo rimesso giù
sotto forma di copioso, splendido materiale grezzo,

Ma ora siamo a Cape Fear e il passaggio via terra
è impercorribile, e una fitta coltre di bruma grava sul mare.

 

Vince Damiano Abeni

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Aldo Busi: “Poema in tre parti”

 

2: Coraggio

(…) Erbacce simili a grattacieli sulla volta blu del firmamento:
dove finirà? questo cos’è? E chi è questa gente?
E io sono io o un albero parlante?

 

Damiano Abeni: “Poesia tripartita”

2: Coraggio

(…) Malerbe come grattacieli sulla volta azzurra del firmamento:
dove finirà? Cos’è questo? Chi sono queste persone?
Io sono me stesso o una pianta che parla?

 

Vince Aldo Busi

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Aldo Busi : “La Tomba di Stuart Merrill”

(…) Ognuno di noi vive
proprio dentro l’indovinello
che non chiamiamo vivere
allo stesso tempo chiuso e aperto.

(…) Può mai la conoscenza essere nociva?
E un mandato? Penso
di rimettermi alla mercé della corte.

Sono molto ammirato dal suo stile. Lei sembra possedere nella sua opera un’aria di totale libertà d’espressione e d’immaginazione, un certo che di interessante e sconcertante. Dopo aver letto una delle sue poesie, sono sempre tentato di leggerle e rileggerle. Si direbbe che la mia inesperienza mi impedisca di capire i suoi significati.

Perché costruisce se stesso solo con frammenti.

 

Damiano Abeni: “La Tomba di Stuart Merrill”

(…) Ciascuno di noi
vive nell’enigma
che non chiamiamo vivere
chiuso e aperto insieme.

(…) La conoscenza può mai far danno?
E un mandato? Penso
che mi rimetterò alla clemenza della corte.

“Ora sono molto attratto dal suo stile. Lei pare possedere nella sua opera un’aria di assoluta libertà d’espressione e di immaginismo, in qualche modo interessante e sconcertante insieme. Dopo aver letto una sua poesia provo sempre la tentazione di leggerla e rileggerla. Pare che la mia inesperienza mi ostacoli nel capire i suoi significati.

Perché s’accresce solo grazie a frammenti.

 

Vince Damiano Abeni

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Aldo Busi: “Sentimenti misti”

Come spiegare a queste ragazze, ammesso che di ragazze si tratti,
a queste Ruth, Linda, Pat e Sheila
il vasto cambiamento che ha avuto luogo
nella struttura della nostra società alterandone il tessuto
di tutte le cose? E tuttavia
si direbbe che in qualche modo esse lo sappiano, solo che
è tanto difficile vederle, è difficile capire
esattamente che tipo di espressione abbiano.

(…) Le ho già dimenticate
fino a che un giorno nel non troppo distante futuro
quando ci incontreremo ammettiamo nella sala d’attesa di un moderno aeroporto,
esse strabiliantemente giovani e fresche come quando fu fatta questa foto
ma piene di idee contraddittorie, tanto stupide quanto
proficue, ma tutte quante dilaganti sulla scorza delle nostre menti
mentre cianciamo sul cielo e sul tempo che fa e sulle foreste del cambiamento.

 

Damiano Abeni: “Sentimenti contrastanti”

(…) Come spiegare a questa ragazze, se davvero lo sono,
queste Ruth, Linda, Pat e Sheila
l’immenso cambiamento che ha avuto luogo
nel tessuto della nostra società, alterando la trama
di ogni cosa che ne è parte? Eppure
in qualche modo hanno l’aria di saperlo, non fosse
che è così difficile vederle, è difficile capire
esattamente che tipo di espressione abbiano.

(…) Le ho già scordate
fino a un giorno nel futuro non troppo lontano
quando ci incontreremo magari nella sala d’aspetto di un moderno aeroporto,
loro che sembrano sbalorditivamente giovani e fresche come quando fu scattata la foto
ma piene di idee contraddittorie, alcune stupide ma anche
alcune degne di nota, ma tutte che ci inondano la superficie della mente
mentre parliamo a vanvera del cielo e del clima e delle foreste del cambiamento.

 

Vince Damiano Abeni

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Aldo Busi: “L’unica cosa che può salvare l’America”

Lo so che intreccio troppo le mie
percezioni stroncate delle cose nell’istante in cui mi arrivano.
Esse sono private e sempre lo saranno.
Dove sono dunque le private svolte dell’evento
destinato a rimbombare dopo come rintocchi dorati
liberati su una città da una più alta torre?
Le cose strambe che mi succedono, e te le dico
e tu immediatamente sai ciò che voglio dire?

(…) Tutto il resto è attesa di
una lettera che mai arriva,
giorno dopo giorno, l’esasperazione
fino a che finalmente l’hai squartata non sapendo di che si tratta,
le due metà della busta posate su un piatto.
Il messaggio era saggio e apparentemente
dettato tanto tempo fa.
La sua verità è senza tempo, ma il suo tempo non è tuttora
arrivato, parlando di pericolo e le precauzioni più limitate
che si possono prendere contro il pericolo
ora e in futuro, in freddi prati,
in calme e piccole case di paese,
il nostro paese, in spazi recintati, in fresche strade ombreggiate.

 

Damiano Abeni: “La sola cosa che può salvare l’America”

(…) Lo so che intreccio troppo le mie
percezioni staccate dal contesto delle cose, dal modo in cui ne faccio esperienza.
Sono personali e sempre lo saranno.
Dove sono dunque i personali colpi di scena
destinati in seguito a risuonare come rintocchi dorati
liberati sopra una città da una torre, la più alta?
Mi succedono le cose più strane, te le racconto,
e tu mi capisci all’istante?

(…) Tutto il resto è attesa
di una lettera che non arriva mai,
giorno dopo giorno, l’esasperazione che monta
finché alla fine la stracci senza sapere cos’è,
lasciando su un vassoio le due metà della busta.
Il messaggio era assennato, a quanto pare
dettato tanto tanto tempo fa.
La sua verità è senza tempo, ma il suo tempo ancora
deve venire, a dirci del pericolo, e delle misure per lo più
esigue che si possono prendere contro il pericolo
ora e in futuro, in freschi giardinetti,
nel silenzio di piccole case di paese,
il nostro paese, in spazi recintati, in fresche strade ombrose.

 

Vince Damiano Abeni

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Aldo Busi : “Autoritratto in uno specchio convesso”

Come lo fece Parmigianino, la mano destra
più grossa della testa, spinta verso l’osservatore
e graziosamente in rientranza, come a proteggere
ciò che mostra. Qualche lastra piombata, vecchie travi,
pelliccia, mussola arricciata, un anello di corallo concorrono
in un movimento che sorregge il viso che nuota
avanti e indietro come la mano
soltanto che è in riposo. E’ quel che è
sotto sequestro. Dice il Vasari: “Francesco un giorno
si mise a ritrarre se stesso, guardandosi
in uno specchio da’ barbieri di quei convessi….
Fatta fare una palla di legno al tornio,
e quella divisa per farla mezzo tonda,
e ridotta alla grandezza dello specchio, in quella
si mise con grande arte a contrafare tutto quello
che vedeva nello specchio”.
Principalmente la sua immagine riflessa, di cui il ritratto
è il riflesso asportato.

(…)Papa Clemente e la sua corte ne furono “maravigliati”
secondo il Vasari, e promisero una commissione
che mai si concretizzò.

(…) Il segreto è troppo scontato. La pietà che ispira brucia,
fa zampillare calde lacrime: che l’anima non è un’anima,
non ha segreti, è minuta, e riempie
perfettamente la sua cruna: il suo spazio, il nostro momento di attenzione.
Questa è la melodia ma non ci sono parole.
Le parole sono soltanto speculazioni
(dal latino speculum, specchio):
esse cercano e non possono trovare il significato della musica.

(…) Sydney Freedberg nel suo
Parmigianino dice a tal proposito: “Il realismo in questo ritratto
non produce più una verità oggettiva, ma una bizzarria…
Tuttavia la sua distorsione non crea
una sensazione di disarmonia… Le forme trattengono
una forte misura di bellezza ideale”.

(…) La consonanza dell’Alto Rinascimento
è presente, sebbene distorta dallo specchio.
Ciò che è nuovo è la suprema cura nell’imitare
le velleità della rotonda superficie riflettente
(è il primo ritratto a specchio),
tanto che potreste per un attimo essere ingannati
prima di rendervi conto che l’immagine riflessa
non è la vostra.

 

(…) La mano non si serve del gesso
e ogni parte del tutto diminuisce
e non può sapere che sapeva, se non qui
e là, in fredde tasche
di rimembranza, sussurri fuori dal tempo.

 

Damiano Abeni: “Autoritratto entro uno specchio convesso”

Come lo fece Parmigianino, la mano destra
più grande della testa, protesa verso lo spettatore
mentre con naturalezza sfugge, come a proteggere
ciò che sfoggia. Qualche vetro piombato, travi antiche,
pelliccia, mussola pieghettata, un anello di corallo confluiscono
in un movimento che sostiene il volto, che fluttua
avvicinandosi e allontanandosi come la mano
tranne che è a riposo. È quel che è
sequestrato. Vasari dice: “Francesco un giorno si mise
a ritrarre se stesso guardandosi
in uno specchio da barbieri, di que’ mezzo tondi..
Laonde fatta fare una palla di legno
al tornio, e quella divisa per farla mezza tonda e
di grandezza simile allo specchio, in quella si mise
con grande arte a contraffare tutto quello che vedeva nello specchio,”
essenzialmente il proprio riflesso, di cui il ritratto
è il riflesse di secondo grado.

Papa Clemente e la sua corte ne furono “stupefatti”,
secondo Vasari, e promisero una commissione
che non si concretizzò mai.

(…) Il segreto è troppo ovvio. La pena che ci suscita brucia,
fa sgorgare lacrime ardenti: che l’anima non è un’anima,
non ha segreti, è piccola, e colma
il proprio vuoto alla perfezione: la sua stanza, il nostro istante d’attenzione.
Quella è la melodia, ma senza parola alcuna.
Le parole sono solo speculazioni
(dal latino speculum, specchio):
cercano senza poterlo trovare il senso della musica.

(…) Sydney Freedberg nel suo
Parmigianino a tale proposito afferma: “Il realismo in questo ritratto
non consegue più una verità oggettiva, ma una bizzarria
Comunque sia, tale distorsione non produce
una sensazione di disarmonia… Le forme mantengono
una misura forte di bellezza ideale”

 

la consonanza del Rinascimento maturo
è presente, seppure distorta dallo specchio.
Di inusitato c’è l’estrema cura nella resa
delle velleità della superficie riflettente sferica
(è il primo ritratto allo specchio),
tanto che per un attimo ci si potrebbe ingannare
prima di rendersi conto che il riflesso
non è il proprio.

La mano non regge alcun gesso
e ogni parte dell’insieme si deteriora
e non può sapere di aver saputo, se non
qui e là, in gelidi recessi
di rimembranza, sussurri fuori dal tempo.

 

Parità

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Complessivamente, nonostante gli anni trascorsi, la traduzione di Aldo Busi si dimostra ancora molto efficace e in alcuni punti difficile da superare. Damiano Abeni, da parte sua, si è ben inserito in questa tradizione raggiungendo notevoli risultati e certamente ha offerto un importante contributo alla diffusione della poesia di John Ashbery presso il pubblico italiano.

Se dovessimo riassumere la nostra impressione utilizzando i versi del poeta americano, questa volta nella nuova traduzione Bompiani, la scelta più logica sarebbe:
Il suo caso suscita interesse
ma scarsa simpatia.