La riedizione del romanzo Resurrezione di Renato Pestriniero consente qualche riflessione sulla storia e sullo stato attuale della fantascienza italiana. La prima edizione era stata pubblicata a puntate nel 1987 sul Cosmo informatore, il bollettino delle edizioni Nord, forse la più importante casa editrice di fantascienza italiana, con il titolo Phoenix dalle lunghe bifore, poi il romanzo è stato ripreso e rielaborato dall’autore fino giungere a questa edizione. Ci troviamo quindi di fronte a una struttura narrativa nata in un contesto molto diverso da quello odierno, quando la fantascienza si apprestava ad affrontare una crisi tematica molto profonda e che, soprattutto negli Stati Uniti, era stata caratterizzata da cali nelle vendite e dal ridimensionamento di molti progetti editoriali di importanza storica.
In quel periodo la fantascienza italiana era fortemente discriminata dagli editori, nonostante per oltre vent’anni fosse fiorita una consistente produzione di romanzi avventurosi firmati sotto pseudonimo e segnati dall’imitazione delle forme statunitensi. Da questa massa di testi dimenticati, spiccarono alcune figure che intrapresero un percorso letterario di ricerca che fu capace di proporre una fantascienza originale e con una qualità narrativa paragonabile alla letteratura italiana di quel periodo.
Per almeno due decenni Lino Aldani, Vittorio Catani e Renato Pestriniero furono il riferimento per diverse generazioni di autori che hanno creduto in una fantascienza italiana che fosse caratterizzata da una propria autonomia rispetto quella statunitense e, contemporaneamente, fosse in grado di dialogare con la letteratura italiana alta, quella del realismo postbellico, incentrata sul dramma psicologico e sulla contrapposizione tra mondo rurale e sviluppo industriale delle città. Canoni del realismo professati da intellettuali come Elio Vittorini e Cesare Pavese, scrittori ed editor, particolarmente lontani dall’accettare una letteratura che ponesse le tecnologie e la loro capacità di trasformare l’uomo e la società in termini diversi da quelli dell’alienazione di stampo marxiano.
Nonostante molti autori titolati come Corrado Alvaro, Primo Levi e Dino Buzzati avessero esplicitamente pubblicato opere di fantascienza e Italo Calvino avesse scelto di misurare i propri testi con una divulgazione scientifica di rara profondità, Aldani, Catani e Pestriniero, pur autori di una letteratura rigorosa, ebbero una evidente difficoltà a pubblicare le loro opere al di fuori della ristretta cerchia dei circoli di appassionati della fantascienza (il cosiddetto fandom, per usare un termine americano). Le loro bibliografie contano un numero limitato di romanzi, seppure si tratti di testi dotati di grande personalità.
Renato Pestriniero, veneziano, è certo uno degli scrittori più completi e stilisticamente dotati della storia della fantascienza italiana. Le sue opere variano dalla fantascienza spaziale, seppure rivisitata all’interno della tradizione letteraria, al fantastico più puro. Resurrezione appartiene al suo filone fantascientifico spaziale, sebbene declinato con il metro della tragedia shakespeariana. Un pugno di personaggi chiusi in gigantesche astronavi a forma di castello orbitano attorno al loro pianeta d’origine che hanno abbandonato. Avendo scoperto come prolungare la vita di alcuni secoli, piccole comunità si sono rinchiuse in queste astronavi fino a un declino provocato dalla sterilità e dall’isolamento.
Immediatamente colpisce lo stile quasi gotico che, attraverso una scrittura sapientemente ambigua, disorienta il lettore attraverso una serie di capovolgimenti prospettici e di colpi di scena. Ma la fantascienza, pagina dopo pagina, prende il sopravvento, declinando molti dei suoi temi fondamentali come la sfida allo spazio e il destino del genere umano, il rapporto dell’umano con la tecnica, la questione della cultura scientifica e l’oblio della cultura originale. In molti romanzi italiani le problematiche filosofiche ed epistemologiche tendono a essere sviluppate a discapito dei personaggi e dei loro contrasti; in Resurrezione, invece, vince un’esplicita dinamica teatrale sviluppata in tre atti in cui sono il progressivo disvelarsi dell’interiorità dei personaggi e delle loro nevrosi a rendere credibili i colpi di scena che indirizzano la vicenda verso l’epilogo.
Le sale dell’astronave castello sono dunque un palcoscenico dove si sviluppa la lunga e paranoica vita dei protagonisti, una vita sensorialmente deprivata dalla rarefazione dei rapporti e dall’incombere del panorama dello spazio stellare ritagliato dalle geometrie gotiche delle finestre. Un dramma che Pestriniero declina richiamandosi alla struttura di Isole nella corrente e alle sue ricorrenti citazioni, riproducendone le tre sezioni e le funzioni narrative assolte dai due personaggi hemingwayiani.
Fantascienza di altri tempi, si potrebbe concludere, una vera sfida narrativa che dalla letteratura di genere è stata portata alla cultura alta, dimostrando come le tematiche di grande complessità trattate in Resurrezione non siano certe esclusive del mainstream e dei suoi maestri.