Roberto Calasso / Cadrà la torre, anzi due

Roberto Calasso, L’innominabile attuale, Adelphi, pp. 192, euro 20,00 stampa, euro 10,99 epub

Novecento gassato. L’orrore aereo, gas pesante e grigio, trasuda dai muri del centro Europa, si espande su fronti diversi e viene visto come un’allucinazione. Dal 1933 al 1945. Il nostro “mondo sfuggente” si illumina descrivendo le parole scritte, dette, trascritte, pubblicate, versate al cinema, dalle menti che riuscirono a tenere deste, in quel periodo, lucidità psichica e intelligenza. Questo, nella parte centrale del libro di Calasso, e che a detta dell’autore nasce da uno spazio bianco contenuto nel primo tassello pubblicato nel 1983, quella Rovina di Kasch a cui è strettamente legato, e che avviò l’esplorazione del mondo scritta a ogni manciata di anni.

Il capitolo centrale, “La Società Viennese del Gas”, rappresenta lo spirito cattivo dell’Europa centrale, il “picco del bianco e nero, nel cinema e nella vita”, una rivendicazione ipnotica della follia che l’avvento del technicolor esaltò ancora di più. Ma da quegli anni sproporzionati giungono parole (“frasi letali”) che ora ci infilzano con crudezza. Raramente si sono lette pagine descrittive di tanta violenza psicotica e carnale: Klaus Mann, Benjamin, Céline, Joseph Roth, La Rochelle, Beckett, Woolf, du Gard, Jünger, Pintor, Weil, Malaparte, Grossman, versus Brasillach, Goebbels, von Reichenau, Hartlaub, Hitler, turbano quanto oggi si tace o risulta dimenticato.

Il libro dimostra come gli Archivi, se rimessi in luce, e scelti con pazienza e ordine, rivelino una coscienza che fu copiosa e che oggi sembra soltanto una pallida anima volteggiante nei circuiti elettronici. Gli eventi di quegli anni rovinosi non dichiarano sbandamenti cosmici ma la ricerca scientifica dell’autoannientamento, da parte di una élite verso interi popoli. Da lì al massacro d’anime contro anime il passo fu breve.

Calasso scrive però che l’attualità grezza d’oggi ha molto dell’innominabile passato. E che dentro la poltiglia epocale si agitano turisti e terroristi. È la prima parte del libro a tessere questo binomio, che alligna su terreni friabili e sfilacciati. Dall’età dell’ansia a quella dell’inconsistenza siamo tutti sacrificabili, sotto il tiro dei missili puntati. Da Auden all’oscuro mondo normale. Il mondo secolare è sacrificabile, è il nemico del terrorismo islamico, che si sente invaso dalla pornografia diffusa in rete dagli anni Novanta in poi: la bolla di sesso che invade le menti terroriste è superata soltanto dalla morte. E l’assassino-suicida è la massima espressione del terrorismo casuale, l’appropriatezza di bersagli del tutto diversi è identica per il suo l’occhio. Le uccisioni ubique avvengono uccidendosi.

Calasso frequenta e ritrae la secolarizzazione lungo la teoria degli scismi e la caduta delle religioni, così che tutto quel che è stato di un’epoca finisce diventando èra, momento di abbandono, lettera morta per molti. Ci avverte che la potenzialità dell’uomo, molto maggiore rispetto agli antenati, sussiste senza che si sappia davvero dove si sta andando. E in questo pianeta, avvolto dalle opinioni di partiti d’ogni misura, la fede della scienza cresce mentre la scienza decreta la fine del libero arbitrio.

Lo zapping continuo del turista, cosmopolita della rete, è l’idea che si fa la pigrizia del divano utilizzato. L’intelligenza ne è prigioniera, e dettata dall’algoritmo, perché in esso assorbita in precedenza. L’inconsistenza ha così il suo leader. Oltre la digitalizzazione completata resta soltanto l’ignoto. “Le rovine testimoniano questo: che il passato non c’è.” Da qui forse potrà ripartire la conoscenza. L’immagine di un robot che legga l’interezza di ciò che l’umanità ha scritto ha molto di terrificante.

Giunti alla terza parte de L’innominabile attuale, due mezze pagine che inchiodano: Baudelaire in un foglietto racconta un sogno, “il crollo di una immensa torre”. Quello che nel futuro sarà un grattacielo è pieno di fenditure e umidità. Baudelaire non sa come avvertire la gente dell’imminente rovina. Pensa a come le macerie saranno imbrattate di carne e ossa umane. Il foglietto venne stampato un secolo dopo, nessuno se ne accorse. Ma “Tutto corrispondeva, con una sola aggiunta: le torri erano due – e gemelle.”