Buon sangue non mente, scrive

Gianluca Morozzi, Dracula ed io, Tea, pp. 246, euro 15,00 stampa, euro 7,99 epub

Sul personaggio di Dracula si è davvero scritto, detto, girato di tutto. O quasi: un conte Vlad che transita (e addirittura abita, sebbene non in pianta stabile) in quel di Bologna probabilmente mancava all’appello – e a colmare questo vuoto ci ha pensato Gianluca Morozzi.

Bisogna essere un bel po’ scriteriati nel supporre di uscire vincitori dalla scrittura di un libro del genere (e non di genere), ma il divertito e appassionato approccio con cui l’autore si accosta al tema, nonché l’azzeccato mix fra noir e comicità che imperversa nelle pagine di questo Dracula ed io, fin dalle prime righe non lascia spazio a dubbi: ancora una volta Morozzi si conferma un narratore di razza, che gioca coi generi fino a riplasmarne gli aspetti fondamentali allo scopo ultimo di condurre le storie che racconta esattamente dove gli pare.

Per chi ha amato uno dei romanzi più scanzonati e divertenti del nostro, L’era del porco (di recente ristampato sempre dai tipi di Tea), sarà un piacere ritrovare Lajos, la Betty, Lobo e l’Orrido in una nuova avventura. Nuova avventura a tratti esilarante e a tratti tesissima.

Ma andiamo con ordine: una serie di efferati delitti sta inquinando la quiete di Bologna, altra grande protagonista del romanzo, che ne (ri)percorre la topografia e la storia senza mai risultare noiosamente didascalico. Le vittime sono un ginecologo e una serie di donne in stato interessante, o più semplicemente madri.

Nel mentre assistiamo agli incontri fra Dracula e Indaco, immortale a sua volta, il secondo, pur se non facente parte dell’allegra famigliola cui il primo appartiene per antonomasia. I due si danno appuntamento attraverso i secoli in un’antica locanda bolognese, dove i proprietari che si succedono nella gestione del locale, oltre a chiavi e licenza, prendono in consegna un singolare testimone: una scacchiera incastonata in una nicchia, che serve alla strana coppia (Indaco nelle varie reincarnazioni è spesso donna) per giocare una partita.

Lajos e compagnia, da par loro, traslocano in massa negli appartamenti di una palazzina molto vicina alla locanda. E se la locanda, ormai secolare, si distingue per questi particolari rendez-vous fra immortali, l’edificio che ospita i nostri amici non è da meno quanto a stranezze. La palazzina è stata infatti oggetto di altri efferati omicidi avvenuti nel recente passato – e per questo diventata difficile da affittare. Benché le richieste di mensilità fossero ben al di sotto dei normali prezzi di mercato, prima dell’arrivo dei quattro pard (e di Diana, una ex di Lajos che rallegra il vicinato con sonore performance intime), c’è sempre stato un solo appartamento impegnato, da tal signor Mistrali, inquilino misterioso che nessuno vede e nessuno conosce – e costituisce per i restanti locatari uno dei tanti misteri. O uno dei tanti fantasmi che aleggiano fra quelle mura insanguinate.

Ora: cosa c’entrano la città di Bologna, una catena di omicidi aventi per oggetto, com’è evidente, la maternità, la combriccola di Lajos e le partite a scacchi fra esseri leggendari? Se avrete pazienza, e molta voglia di divertirvi, è giusto lasciare a voi il felice compito di scoprirlo.

Una sola avvertenza per l’uso: se siete puristi del filone vampirico, goticheggianti lettori in total black look, restate pure nei vostri rispettabilissimi ranghi. Nessun problema e massimo rispetto, ci mancherebbe, ma questo romanzo merita ampiezze di vedute a trecentosessanta gradi. Se siete voraci amanti della narrazione tout-court, invece, e considerate l’atto stesso di raccontare una storia la proposta di una serie di ingredienti che separati sembrerebbero stonare, ma una volta insieme danno vita a una ricetta inedita, a un sapore inatteso, allora questo libro è per voi.

Con Dracula ed io Morozzi inscena una dark comedy dell’assurdo, senza tralasciare di aggiungervi quel pizzico di genialità che abbiamo già visto rifulgere in romanzi precedenti, uno su tutti: Colui che gli dei vogliono distruggere. Perciò se ritenete che la pagina scritta possa diventare una continua sorpresa, non trattenete i vostri canini retrattili e addentate questo libro come Dracula farebbe col vostro collo, per poi non staccatevene più fino all’ultima goccia.

O meglio: fino all’ultima parola.