Brian Blomerth / Una famiglia psichedelica

Brian Blomerth, Mycelium Wassonii, tr. di Matteo Pinna, WoM Edizioni, pp. 250, euro 27,00 stampa

Dopo aver dedicato una graphic novel ad Albert Hoffmann, di cui già abbiamo riferito, il disegnatore Brian Blomerth continua il suo percorso visuale allucinogeno attraverso le figure maggiori della ricerca psichedelica con un altro personaggio fondamentale. Prima la dietilamide dell’acido lisergico, l’LSD e Hoffmann, ora i funghi magici e Gordon Wasson, banchiere, etnomicologo e saggista, ma soprattutto sua moglie, Valentina Pavlovna Wasson, che, proveniente da un paese micofilo come la Russia aveva disintossicato il marito da una micofobia tipicamente americana. Il libro rende omaggio a questa figura femminile così importante per lo studioso: non tanto musa ispiratrice, come qualcuno impropriamente ha detto, ma vera e propria guida scientifica e filosofica per il compagno, fino alla sua prematura scomparsa a 57 anni per un cancro. Gordon Wasson le sopravvive di parecchi anni e, forse, le usurpa un po’ troppo il merito della ricerca. Lei sarà solo la moglie dello scienziato, ma sarebbe forse assai più giusto dire che è lui invece il marito della scienziata.

Ugualmente non troppo limpido è il rapporto di Wasson con la sciamana mazateca Maria Sabina, la depositaria della conoscenza dei funghi sacri: anche di questo ci siamo già occupati più in dettaglio e pertanto non ripeteremo quanto già scritto. Basti dire che la graphic novel tende a idealizzare i rapporti conflittuali tra le culture e a mitizzare un incontro che forse è in realtà uno scontro. Wasson diventerà famoso, mentre Maria Sabina perderà i poteri e la sapienza e finirà alcolizzata maledicendo i gringos e gli hippies che hanno profanato i rituali indigeni. Le visioni portate dai funghi nella cultura amerindia hanno uno scopo preciso: la cura delle malattie, non lo sballo né l’esperienza interiore, intenzioni puramente borghesi e occidentali. A Maria Sabina non interessava affatto la psichedelia.

Il fumetto ovviamente non entra troppo in queste aspre diatribe e, pur non trascurando alcuni di questi aspetti conflittuali, preferisce porre l’enfasi sul racconto di una bella fiaba, bella almeno per alcuni, come Wasson, meno per altri, come Maria Sabina e, in fondo, anche Valentina. I disegni sono come sempre straordinari, i colori davvero psichedelici e la capacità di sintesi biografica dell’autore, nel raccontare rapidamente tutta la storia, eccezionali. Non manca niente: scandita per anni, dal 1937, quando Gordon sposa Valentina, fino al 1957 quando Valentina muore e il solito Hoffmann, il chimico stregone, dai funghi che Gordon gli ha inviato sintetizza in laboratorio la psilocibina, e infine al 1963 con la conclusiva consacrazione di Wasson e l’incontro con il grande poeta Robert Graves, mentre, nel suo remoto villaggio in Messico, la povera Maria Sabina si rende conto che i funghi hanno smesso di parlarle. La bella fiaba non nega i suoi risvolti tristi. Intanto Blomerth non desiste: la prossima graphic novel psichedelica, appena uscita negli USA e non ancora tradotta in italiano, sarà dedicata a un altro psiconauta, John C. Lilly, e a un’altra sostanza psicoattiva: la ketamina.