Big Joe non delude

Joe R. Lansdale, Io sono Dot, tr. Luca Briasco, Einaudi, pp. 220, euro 17,50 stampa, euro 8,99 ebook

La diciassettenne Dorothy Sherman, detta Dot, è il prototipo di personaggio che va subito catalogato alla voce “donne con le palle”. Prototipo solo perché, data l’età, non è abbastanza cresciutella, per lo meno all’anagrafe. Stando ai fatti, però, la cara Dot l’appellativo di donna se lo merita eccome, costretta com’è a tirarsi su le maniche e darsi da fare al meglio delle sue possibilità – e, talvolta, oltre. Lo dimostra per esempio in tre significative paginette nelle quali l’autore, il granitico Joe R. Lansdale, mostra il corretto protocollo da seguire quando una donna viene regolarmente pestata dal marito, esperienza che la sorella di Dot nella fattispecie conosce molto bene. Staccare da pag. 35 a pag 37, conservare sottovuoto.

Io sono Dot è un romanzo che dalla prima all’ultima pagina, e in virtù di una traduzione capace di rispettare il ritmo della prosa in madrelingua (che nel caso di Lansdale è sempre spigolosa, visceralmente texana), sorprende soprattutto in quanto non ci si aspetta d’imbattersi in una storia simile, se si ha confidenza con l’universo narrativo del papà di Hap Collins e Leonard Pine, nonché autore di romanzi e racconti che hanno saputo così spaziare da un genere all’altro da finire col costituire, per Lansdale, un genere tutto suo. Il genere Lansdale, appunto.

Abbandonata dal padre, che un bel giorno esce a comprare le classiche sigarette e classicamente non fa più ritorno, la vita di Dorothy necessita di dare risposta a quell’unica domanda: dov’è finito papà? Mentre si barcamena lavorando in un locale dove il servizio ai tavoli si effettua su pattini a rotelle, e nel frattempo offre a modo suo lezioni di bonton al cognato manesco, nella roulotte di famiglia in cui abita con madre e fratellino mette radici dall’oggi al domani tal zio Elbert. Ma chi diamine è costui? Zio di chi, di cosa? Quale esatto grado di parentela lega lo strambo quanto affascinante nuovo ospite al passato di Dorothy – e al passato del padre?

Come la sua omonima nel Mago di Oz, alla nostra tocca sciogliere alcuni nodi non facili e per potervi riuscire deve affrontare un viaggio in cui sarà proprio zio Elbert l’uomo di latta che accompagnerà questa singolare eroina verso la propria catarsi. Una catarsi nella quale i pattini, che temeva di appendere al chiodo, c’entreranno poi un bel po’. Ma rivelare quanto c’entrino equivarrebbe a raccontare troppo e se c’è qualcosa che il buon vecchio Joe sa fare davvero bene, beh, quella è di sicuro raccontare buone storie. Perciò lasciamolo a lui un compito tanto arduo. A noi, in compenso, spetta il privilegio dello stupore.

29 Agosto 2017

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