Bernard Quiriny / Ritratto di un nobile fuori dal tempo

Bernard Quiriny, Ritratto del barone d’Handrax, tr. Nicolò Petruzzella, L’Orma, pp. 181, euro 16,00 stampa, euro 9,99 epub

La nostra fascinazione con i nobili e le loro stranezze è ormai di lunga data e ben consolidata. Gli esempi letterari sono molti e illustri: Il barone rampante, Il visconte dimezzato, Il barone di Münchhausen e forse quello che è il capostipite del genere e il più noto di tutti: Don Chisciotte della Mancia. Si aggiunge a loro il barone d’Handrax, esempio ben più moderno ma altrettanto bislacco.

La parola “ritratto” è un indizio che Bernanrd Quiriny dà al lettore. Il racconto inizia dal fascino che il narratore prova per un artista poco conosciuto, Henri Mouquin, e che lo porta in un paesino dove un nobile ha collezionato i quadri che egli cerca: è il barone d’Handrax, antiquato proprietario di un vecchio castello. L’incontro che nasce dall’amore per l’arte visiva diventa presto ritratto letterario della figura del barone, di cui il narratore ci racconta abitudini strane e idee originali. Il romanzo è composto da frammenti di storie e conversazioni che creano una visione di insieme della bizzarra personalità del barone. Con le avventure di Don Chisciotte, il romanzo condivide anche la natura episodica, con capitoli che più che a portare avanti una trama servono a creare un personaggio.

A differenza dei suoi illustri precursori letterari, il barone d’Handrax è però un aristocratico crepuscolare, un nobile che vive in un mondo sul punto di scomparire. Non a caso, fra i primi capitoli si trova quello che racconta come egli acquisti un gran numero di castelli in rovina, ma solo quelli che sembrano essere congelati nel tempo, come del resto la vita del barone, che deperisce ogni qualvolta si reca in città e a cui a volte piace recarsi in collegio, dove vive una giornata con i giovani allievi. Questa confusione di epoche, come la sensazione di un intervallo di tempo limitato, si ritrova anche negli hobby preferiti dal barone: quello di fiutare i morti, o la cena con sosia di personaggi famosi di diversi secoli. Il barone è infatti un uomo che non si arrende a un mondo che non gli somiglia, ma piuttosto plasma ciò che lo circonda a sua immagine e secondo la sua volontà, e non è forse questa la facoltà più alta degli aristocratici di un tempo? La realtà del barone è bizzarra e decadente, emerge nitida e chiara come l’affetto del narratore per il nobile e per il mondo che ha creato. Questo attaccamento sembra essere comune a tutti coloro che conoscono il barone, dalla sua stramba famiglia a tutti gli abitanti del villaggio, un amore divertito e benevolo simile a quello che si dedica alle strane tradizioni di famiglia, o alle stravaganze di un amico d’infanzia alle quali ci siamo ormai affezionati.

Bernard Quiriny è autore di racconti e romanzi oltre che critico letterario e musicale. Ha vinto alcuni dei premi letterari più ambiti in Belgio. In Italia sono stati pubblicati da L’Orma alcune delle sue opere: Vite coniugali, L’affare Mayerling, Storie assassine, e La biblioteca di Gould. Una collezione molto particolare, vincitore del premio Salerno Libro d’Europa 2014.