Per ogni parola perduta, il nuovo romanzo di Benedetta Cibrario, è un libro elegante e profondo, che da ogni frase – sapientemente costruita nello stile sobrio e tuttavia potente come la storia che racconta – emana il fascino antico di una Storia che ci attraversa senza smettere di appartenerci, mischiato al sapore autentico e vivo della ricerca individuale in cui è immerso ogni personaggio.
Le vite della restauratrice di tessuti Sofia e della libraia Pauline si intrecciano in quello che per entrambe appare come un nodo cruciale della propria vita: ancora in lutto per la prematura e inaspettata morte del marito, Sofia decide di accettare un incarico dall’eccentrico Edmund, collezionista di mongolfiere, che la porta dalla sua Oxford a Chambéry, dove Pauline ha deciso di trasferirsi definitivamente per occuparsi della prestigiosa libreria antiquaria appartenuta al padre (e al nonno prima di lui), nonostante il futuro economico non si prospetti roseo per la sua attività. Entrambe ostinate e appassionate, seppur con caratteri diversi ben delineati da Cibrario, finiranno per ricucire intorno al loro rapporto, fatto di scambi e di silenzi, di rispetto e curiosità, i lembi lacerati di infanzie finite troppo presto, di delusioni e ferite profondissime.
La tessitura, e l’atto – manuale e artistico – del cucire sono la metafora portante di tutto il romanzo, che si apre sullo strappo profondo e insanabile della morte, e conduce, filo dopo filo, a scoprire ricami nascosti sotto la trama di un tessuto che pareva irrecuperabile. Le singole esistenze dei personaggi diventano allora parti insostituibili di un arazzo ancora e sempre in fieri, dove l’intreccio di destino e libero arbitrio dà vita a emozioni inaspettate e apre a nuovi sguardi, sul futuro e, soprattutto, sul passato, sulla storia che ci precede e di cui inconsapevolmente portiamo le tracce.
Così, quella che doveva essere una semplice ricerca professionale sul volo che nel 1794 vide protagonisti Xavier de Maistre – futuro autore del Viaggio intorno alla mia camera – e Louis Brun, si trasforma per Sofia nell’occasione per risalire alle imprese di de Maistre in Russia, quella stessa Russia che era il terreno di ricerca del suo amato Nicola. Non solo. La storia di Louis Brun e dei fratelli de Maistre, che compare inizialmente come una sorta di corollario, di inquadramento storico, diventerà via via sempre più presente nel romanzo, appassionando il lettore con le vite avventurose di questi personaggi storici di cui seguiamo le vicende con la stessa suspense riservata ai protagonisti frutto della fantasia dell’autrice.
Il risultato di questa sovrapposizione tra finzione e realtà storica è tanto semplice quanto illuminante: ogni individuo non è che il risultato di un insieme di storie, narrate, ascoltate oltre che vissute. E se il destino, il caso, sembrano portare dove non era previsto, per cercare di ritrovare un possibile ordine potrà essere utile risalire al bandolo della matassa. Allora, anche quando non sembrerà più possibile, i fili torneranno a sciogliersi per, inevitabilmente, seguitare a intrecciarsi per dare vita a nuove creazioni, a nuove narrazioni, poiché “per ogni parola perduta, sorgeranno mille discorsi”.