Baudelaire: un maledetto poeta

Andrea Laprovitera, Baudelaire, ill. Gian Marco De Francisco, Liscianilibri Comics, pp. 108, euro 16,90 stampa

“Ma che importa l’eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo, l’infinito della gioia?”.
(Lo spleen di Parigi)

Charles Pierre Baudelaire. Non occorre aggiungere molto altro, questo nome è noto a tutti come “poeta maledetto” (poèt maudit) assieme ai colleghi Verlaine, Mallarmé e Rimbaud. Alla pari di un film che parte dai titoli di coda, o di un libro letto al contrario, ci si addentra nella vita di questa anima fragile partendo dal suo funerale. Un suo caro amico ripercorre a ritroso le tappe fondamentali che hanno segnato il poeta, i suoi affetti più cari, l’unica donna della sua vita e la guerra nei confronti dell’odiato patrigno.

Il lettore sfoglia le pagine di questo toccante graphic novel allo stesso modo in cui sfoglierebbe gli strati del cuore di Baudelaire, dalla superficie fin dentro al nocciolo, la parte più sensibile e delicata. Si scopre dapprima l’infanzia felice vissuta in casa con l’adorato padre Joseph-François, il fratellastro, e la madre con cui aveva un forte legame, presto spezzato dopo la morte del marito e le seconde nozze con il tenente colonnello Jacques Aupick. Questi due primi traumi incrinano l’anima terribilmente fragile di uno dei più grandi artisti francesi di fine Ottocento, che vive come un doppio tradimento questa seconda unione della madre, sia nei confronti del padre che nei suoi, causando una rottura irreparabile e un lungo allontanamento proprio verso la figura materna. I difficili rapporti con il patrigno, che con lui usava un approccio rigido e tipicamente militare, provocano in Baudelaire un senso di rivalsa e scatenano moti di vendetta. L’espulsione da scuola, l’arruolamento all’esercito, l’interruzione del viaggio a Calcutta e il taglio dei viveri sono solo alcuni degli episodi esemplificativi di quello che si potrebbe definire un duello all’ultimo sangue tra due gentiluomini, giocato sul filo precario di un equilibrio ancora più precario.

La fama di questo poeta, così come i suoi vizi, iniziano però ad aumentare, giungono le prime pubblicazioni e le prime soddisfazioni personali, anche se ridimensionate per via della censura. Perché Baudelaire è un dandy, una voce fuori dal coro, esplicito rivela su carta quello che i pensieri più cupi celano dietro falsi sorrisi e finte cortesie. Diviene la personificazione del male ma il netto contrasto con la sua figura – sempre cordiale, gentile e credente – gli nega tutto il beneficio di un successo che gli sarebbe giunto postumo. L’ingresso nella sua vita della ballerina mulatta Jeanne Duval, la donna che avrebbe amato per sempre e alla quale avrebbe dedicato poesie meravigliose e intense, costituisce una delle poche gioie per Baudelaire, che per la società dell’epoca rappresenta una variabile impazzita, una mina vagante in grado di smascherare le ipocrisie dei connazionali.

“Ci sono in ogni uomo, a ogni ora, due postulazioni simultanee, una verso Dio, l’altra verso Satana. L’invocazione a Dio o spiritualità, è un desiderio di salire di grado, quella di Satana o animalità, è una gioia di scendere giù.”

Oggi gli viene riconosciuto un grande valore artistico come poeta, scrittore, critico e giornalista, e grazie a questo graphic novel la sua importanza viene descritta e riproposta in una luce del tutto nuova e molto commovente. L’aspetto umano è ciò che in particolar modo prevale nelle splendide illustrazioni a tutta pagina, di fatto acquerelli da incorniciare. La scelta delle tematiche trattate, i riferimenti alla vita privata di questo grande uomo, permettono di comprendere al meglio il suo percorso di vita. Alla luce di questa riflessione, lasciamoci smascherare da questo poeta “maledetto”, senza alcun indugio rileggendo le sue opere.