Barbara Lanati / Dal New England al Village, e oltre

Barbara Lanati, The Village Generation. Arte e dissenso nel Modernismo americano. Greenwich Village, Provincetown e Taos, ombre corte, pp. 236, euro 20,00 stampa

Barbara Lanati, la probabile prima traduttrice di Emily Dickinson capace di evitare l’addomesticamento di una poetessa che non si crede vogliosa di morbidezze elevate a poetica nella traduzione italiana della sua opera. Men che meno la studiosa che in questo densissimo viaggio nel tempo (americano e non) ha raccolto le vite individuali e collettive di figure destinate a inserire, con i loro contributi artistici, una chiave di volta nella letteratura mondiale dei primi decenni del Novecento.

In The Village Generation Lanati ci spiega come tutto ebbe inizio nelle capitali europee, con quelle idee che discutevano l’ordine delle cose, e che – trasportate oltreoceano – valicarono l’epoca della conquista degli spazi di Frontiera addensando una nuova generazione di scrittori e artisti nelle strade di New York, sulle spiagge dell’Atlantico e in seguito nel New Mexico. Il Village, e spazi limitrofi, considerati da John Reed e Marcel Duchamp (primi nomi a comparire nella pagina d’esordio del libro) motore d’arte e centro nervoso di New York al pari di come Henry Miller considerava Parigi rispetto all’Europa.

Impegno politico intrecciato a sperimentazioni artistiche crescevano all’interno di legami sentimentali con conseguenze d’ogni genere al seguito di letture epifaniche i cui spiriti crearono leggende nei decenni successivi (ma questa, a seguire i racconti di Arbasino, è un’altra storia). Altre erano le polveri da spazzare via, e tutto iniziò nel primo decennio del Novecento quando gli spazi geometrici che partivano dalle avenue videro aprirsi “deviazioni” che “laceravano” lo spazio della città e i pensieri in essa contenuti. Lì si aggirava, riferisce Lanati, il giovane Alfred Stieglitz: figura – come si vedrà – strategica di tutta la storia. Stieglitz, sperimentatore della nascente fotografia, che con Paul Strand cercò l’arte nelle strade di New York e nell’architettura stessa della metropoli.

Dà un senso di felice coinvolgimento inoltrarsi nella miriade di nomi e figure cui Lanati ridà visione nei primi capitoli del suo libro: mete e ritrovi dove uomini e donne potevano bere e fumare e discutere di diritti civili e libertà sessuale. Una rete di scambi e idee alimentate dalle moltissime riviste che nascevano e proliferavano da una parte e dall’altra delle coste atlantiche. “Little Review”, “Camera Work”, “The Masses”, “Poetry”, modernismo, dissidenze, scrittura, attraverso la voce, per esempio, di Emma Goldman, un instancabile Stieglitz, William Carlos Williams, in una prima e poi continua riconfigurazione di politica, arte e poesia. Si comincia a guardare a Kafka, Freud, e a Gertrude Stein il cui indirizzo in Rue de Fleurus diventa ombelico artistico di giovani (“lì si incontrarono le menti migliori di quella generazione”) e che espatriano per poi rientrare, alle porte della Prima guerra mondiale. Accoglienza, studio e ascolto, sono lezione per tutti.

Il fermento delle sperimentazioni viene seguito con ammirevole capacità narrativa nel folto di ogni capitolo, dove le figure si misurano l’una con l’altra in mezzo a nuove iconografie e, soprattutto, nuove linee di pensiero che dopo un po’ cominciarono a spostarsi sulla costa atlantica e successivamente alla volta del New Mexico, a Taos. D.H. Lawrence, Carl Gustav Jung, Jaime de Angulo, Georgia O’Keeffe, l’onnipresente Stieglitz, ecco i nomi nei pressi dei pueblos. Deserto e (è) libertà. “Nel cuore del deserto”, luogo binario per popolazioni native la cui arte ha molto da rivelare a questi viaggiatori provenienti dalla metropoli. Generazione tenacemente amata da Lanati, e che nel suo libro ci permette di raggiungere incrociando il vecchio e il nuovo di un’epoca al cui confronto l’attuale appare desolata (ben più waste dell’omonima eliotiana), reazionaria e bigotta. Pensiamo a questo libro come a uno dei luoghi descritti, magici e ricchi di interni “affollati di presenze reali” e esterni di “folgorante bellezza”.