Simonetti, questo sconosciuto

Pablo Simonetti, Vite vulnerabili, tr. Francesco Verde, Lindau, pp 177, € 18,00 stampa, € 12,99 eBook

Posto che credo fermamente nella forza dei racconti come forma di narrativa, e posto che perfino Bolaño ha dichiarato “La prima volta che ho letto un suo racconto l’ho fatto per curiosità, e non ho potuto abbandonarlo fino alla fine. Era da tempo che non leggevo racconti così ben narrati da uno scrittore cileno”, una volta pubblicata questa splendida raccolta non poteva che essere mia. Perché ha ragione Bolaño, un po’ ai libri ci si approccia per curiosità, ma anche perché trovo che il racconto sia come un corto al cinema: racchiude l’essenza dell’autore in poche pagine.

Questo libro in particolare, poi, ha un vissuto speciale: in Italia è arrivato ora e ancora nessuno lo conosce, ma queste dodici storie nascono nel 1999 quando Simonetti si accorge che viste nell’insieme avevano a unirle un singolo filo conduttore. Le Vite vulnerabili del titolo non sono altro che le vite comuni, le nostre, in cui le situazioni che affrontiamo dimostrano la nostra assoluta fragilità di fronte alle scelte che occorre prendere – talvolta in maniera assolutamente inaspettata. Dice l’autore: “Sono storie che hanno quasi sempre a che fare con il conflitto che esiste tra chi siamo e chi vorremmo essere di fronte agli altri, o ancora chi facciamo finta di essere.” Come in “Santa Lucia” o ne “Il ballo” in cui il protagonista rimane sconvolto dalla scoperta di ciò che realmente è ma non sapeva di essere. Un altro racconto impressionante per la sua bellezza è senz’altro “Peter Faraday”, seguito a ruota da “Nozze d’oro” e “Il giardino di Boboli”.

Storie sconvolgenti e finali spiazzanti per questi brevi racconti in cui il lettore ha un’estrema facilità nell’affezionarsi ai personaggi, è lì, dietro la porta che fa il tifo per uno o si arrabbia per l’altro, mentre il conflitto che riemerge a poco a poco da una fessura nell’animo del protagonista offre un sacco di spunti per un ragionamento che prosegue anche oltre il termine della lettura.

L’immagine di copertina, Ritratto del pittore Karl Zakovsek di Egon Schiele, riassume perfettamente il libro, la cui prosa è ricca di una sottile tensione frammista a dolcezza e ferocia in perfetto equilibrio. Uno specchio in cui non dobbiamo temere di rifletterci, trovando invece il coraggio di affrontare le nostre ossessioni e passioni più segrete, quelle che nascondiamo nel profondo del nostro buio interiore.

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