Oggi tocca a Tommaso Pincio scegliere i paragrafi d’autore, e lo fa evocando Carlo Emilio Gadda (anche detto il Gran Lombardo, e giustamente) attraverso le pagine di Giulio Cattaneo, biografo dello scrittore milanese.
Fu anche galante con una collega: «Lei ha una pelle bianchissima. Solo le pisane e le napoletane hanno una pelle simile». Più tardi un liquorino al Caffè Greco. «Gadda è un vero gentiluomo», lo complimentava la donna dalla pelle bianchissima. Qualcuno citava Dante: «La cortesia del gran lombardo». «No! No! Sono un selvaggio», si schermiva Gadda.
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Nel ’50 Roma pareva una città appena uscita dalla guerra, con pochi tram lenti e arrugginiti e percorsa da camionette cariche di gente pericolosamente in bilico. Quel minimo di benessere di tempi ancora lontani dal miracolo economico si ritrovava nelle trattorie, anche in quelle a buon mercato, dove Gadda passava le sere maledicendo i musicanti con le fisarmoniche, i violini e il giro col piattello.
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La vita di Gadda si svolgeva fra piazza Cavour e piazza Mazzini, nel quartiere «milanese» dei Prati dai monotoni viali alberati e dalle case squallide e scrostate. Nei pomeriggi e nelle sere di domenica la zona era invasa da marinai e domestiche; c’era anche una caserma di pompieri e una sala da ballo con cartelli dalle scritte vistosissime, «Ricordate di essere in divisa», «Non toccate le signorine», che ammonivano fino dalle scale sciami di militari che le salivano abbrancati alle signorine, alla barba delle scritte. Gadda si indispettiva vedendo i militari ciondolare con aria assai poco marziale intorno ai gruppetti delle serve e sentiva l’impulso di fermarli e dire: «Stai dritto!», magari qualificandosi come ufficiale per ottenere obbedienza pronta.
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Non aveva voglia di nuove conoscenze perché le considerava «nuovi traumi».
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«Però lei è sempre stato antisocialista, antirosso». Gadda rispose con voce umila e contrita che rivelò strada facendo una crescente irritazione: «Cosa vuole? Il giorno in cui mi sono laureato ci fu l’occupazione delle fabbriche. E io ero povero, sa? E avevo studiato con tanta fatica. Perché si fa presto a dire, si svolta a sinistra. Se poi va in rovina l’economia nazionale, me la saluta Lei la svolta a sinistra».
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