Annibale Rebaudengo / La musica nella vita

Annibale Rebaudengo (cura di), La musica per amare la vita. Gli adulti musicisti amatoriali, Edizioni ETS, pp. 183, euro 18,00 stampa

Annibale Rebaudengo è una persona luminosa. Pianista prestigioso, premiatissimo, ha suonato in tutti gli organici possibili, dalla musica classica al jazz, in tutto il mondo. Ricercatore incessante dei processi cognitivi, emozionali, psichici e intellettuali che fanno capo alla mente musicale, già direttore della SIEM (Società italiana per l’educazione musicale), vicedirettore dei conservatori di Pesaro e Como, ha diretto gruppi di studio, inventato laboratori, promosso l’interesse e l’indirizzo di numerose generazioni di studiosi e professori. Se lui insegna, le persone fanno scintille sulle panchette, per il divertimento, l’apertura mentale e sentimentale, la forza creativa. In conservatorio a Milano Rebaudengo ha insegnato pianoforte, ma anche Metodologia dell’insegnamento strumentale e Improvvisazione. Ecco una parola cruciale: improvvisazione.

L’accademia forma solo alcune abilità, e per certi aspetti è una mummia. Lo studio del repertorio – lettura, esecuzione, interpretazione – è l’obiettivo principale della pratica strumentale. Non sono contemplate l’improvvisazione e la composizione, considerate affare esclusivo dei jazzisti e dei compositori. Errore. Sono piuttosto croce e delizia per tutti. Fondamenti, che nutrono sostanzialmente le strutture profonde della musica. Su questo tema, Rebaudengo pubblica Leggere e Improvvisare (Carish, 2008), destinato ai pianisti e tiene regolarmente corsi di improvvisazione per musicisti di ogni età, ispirati a vari linguaggi musicali, con risultati magnifici.

Ma fuori dal conservatorio c’è – per fortuna – il grande mondo degli “amatori”, altro campo prediletto da Rebaudengo, che nel 2005 cura Gli adulti e la musica. Luoghi e funzioni della pratica amatoriale, per l’editore Carish. Quest’ultimo libro, La musica per amare la vita non è un saggio, ma un’antologia di racconti. Saggiamente, Rebaudengo lascia la parola agli “amatori”. Una galassia di pianeti diversissimi.

Chi si ricorda d’un tratto, a sessant’anni, che una volta gli piaceva suonare, e come un “risvegliato” di Oliver Sachs riprende sotto le dita le ballate di Chopin. Chi lascia la toga per andare a suonare col gruppo. Professori universitari, medici, agricoltori, commercialisti, giornalisti, autodidatti, persone che sono scappate dal conservatorio, coristi e direttori di coro, suore, imprenditori, raccontano la propria storia, sempre entusiasmante e sorprendente. Ci sono anche i musicisti che hanno deciso di suonare un secondo strumento. Lo stesso Rebaudengo si racconta come studente di organetto, i problemi che risolve da vecchia volpe di insegnante, o subisce come un ragazzino preoccupato di sbagliare. Poi ci sono le chicche, come il bis suonato ai suoi concerti di pianista, quando imbraccia l’organetto nascosto, e suona uno struggente valzer francese.

Importante storia è quella di Tommaso Napoli, che dopo molte peripezie fonda Aima (Associazione italiana musicisti amatori) importando il progetto franco-belga dei Cambristi a Milano e ContrArco a Roma. Associazioni in cui le persone si iscrivono, si incontrano e si rendono disponibili a suonare insieme, in base al posto in cui vivono, che strumento suonano, che tempo e che sogno hanno. C’è chi cerca marito su web, c’è chi cerca un violoncellista per suonare il quintetto di Hindemith.

Bellissima la testimonianza di Manuela Micelli, che chiude la tastiera del pianoforte dopo l’estenuante prova dell’esame di ottavo, per farsi rapire dalla musica da camera, e ritrovarsi poi a insegnare Storia e Filosofia, proprio al liceo del conservatorio di Milano. Completare o non completare il ciclo di studi, quell’identità lasciata sospesa ma sempre scoppiettante dentro il vulcano?

Le narrazioni sono preziose e intense. Leggendole, accadono potenti rispecchiamenti. Tutti noi conosciamo persone che si sono avvicinate alla musica e in qualche modo hanno dovuto lasciarla. Chissà che questo libro li punga, chiamando in causa il coraggio di ripartire. A conclusione di lettura si sente la soddisfazione di aver incontrato splendidi italiani. Vite che si rigenerano continuamente, accese dal meraviglioso gioco della musica.