Annabel Abbs, I viaggi delle donne

Annabel Abbs, Esposte al vento, tr. Manuela Faimali, Mondadori, pp. 330, euro 19,50 stampa, euro 9,99 epub

Una passeggiata nella natura, sui monti, tra i boschi o lungo un fiume, racchiude in sé molteplici significati: può essere intesa come un diversivo dalla vita cittadina, come una riconnessione con lo spazio esterno che ci circonda e di cui siamo parte, come un momento speciale per l’ascolto del proprio corpo, o per la ricerca di un rinnovato senso di pace, ad esempio. Ma se ad affrontare un’escursione è una donna, e se per di più questa donna è vissuta nei secoli scorsi, una passeggiata non è più solo una passeggiata: è una sfida, un atto di ribellione nei confronti della società.

Annabel Abbs, giornalista e scrittrice educata dai genitori secondo i principi dell’Emilio di Rousseau, si ritrova, ormai adulta e madre di quattro figli, bloccata a letto dopo un piccolo incidente e, da amante della vita all’aria aperta e dei viaggi, decide di distrarsi dall’immobilità forzata – che si aggiunge al peso di una quotidianità casalinga a tratti soverchiante – leggendo resoconti di viaggio, di camminate ed esplorazioni nella natura.

Si accorge allora di qualcosa che ha sempre avuto sotto gli occhi ma che solo in quel momento le appare lampante: gli autori che campeggiano sul suo comodino, inneggiando alle meraviglie del camminare, hanno tutti un tratto in comune, sono tutti uomini. “Dove sono le donne?” si chiede Abbs, “perché non sappiamo nulla di loro?”.

Decisa a indagare le motivazioni e le circostanze che da un lato hanno condotto a tale assenza narrativa e, dall’altro, a scoprire cosa significasse, per una donna, scegliere di intraprendere un’esplorazione in terre poco battute, Abbs si mette in viaggio, fisicamente e metaforicamente, sulle tracce di personalità femminili, alcune molto note, altre meno, che con il semplice atto di camminare hanno sfidato regole e costumi, messo a repentaglio la propria vita, inseguito sogni e sconfitto paure.

Dalle Alpi di Frieda von Richthofen (fuggita insieme a un allora giovane e ancora sconosciuto D.H. Lawrence), al deserto e agli spazi sconfinati del Texas di Georgia O’Keeffe, passando per le sponde della Garonna di Gwen John e Dorelia McNeill, per il Rodano della scrittrice Clara Vyvyan, per la Scozia di Nan Shepherd, e ancora per la Francia di Simone de Beauvoir, l’autrice intreccia con naturalezza e passione il proprio vissuto, le proprie emozioni e le diverse fasi della sua vita alla storia dei percorsi di donne straordinarie per le quali camminare ha assunto un significato particolare, in grado di condizionare – più o meno consapevolmente – la loro stessa identità.

E se per ognuna di loro Abbs si focalizza su un aspetto principale del loro incedere negli spazi aperti che le porteranno a nuove conquiste e a nuove consapevolezze di sé (dal confronto con l’atavico senso di paura che può suscitare un bosco di notte al significato vitale dello scorrere di un fiume) ciò che accomuna le protagoniste di questa indagine, nonché la stessa Abbs, è la volontà di rompere gli schemi millenari che vedono le donne al proprio posto all’interno delle mura di casa, e gli uomini alla conquista delle vette del mondo.

Camminare, in un mondo dominato dagli uomini, non è più allora soltanto un gesto di riconnessione con la natura: camminare è affermare, silenziosamente ma fermamente, il diritto alla propria presenza – corporea e spirituale – nel mondo esterno. Camminare, sfidando intemperie e pregiudizi, significa mettersi in gioco in nome di due delle più grandi conquiste per le quali le donne si trovano ancora, al giorno d’oggi, a lottare: libertà e indipendenza.

A metà tra saggio e mémoire, Esposte al vento è un’opera molto personale, dove l’autrice scava nelle profondità del proprio sentire, e al contempo corale, grazie alle voci delle protagoniste che sentiamo emergere nitide al di sopra delle convenzioni e delle aspettative sociali. Ma, soprattutto, il libro è un invito, rivolto in particolare alle donne; un invito a non smettere di percorrere il proprio cammino, sia esso reale o metaforico, verso una più piena conoscenza – e accettazione – di sé, un invito a muoversi con sempre maggior naturalezza in uno spazio esterno non più visto come un ostacolo, un nemico, ma un alleato e una continua fonte di accrescimento.