Una proposta nuova, fresca e originale, la traduzione del romanzo di Anne Serre, autrice vincitrice del “Prix Goncourt de la nouvelle” 2020. Un libro dai tratti onirici, dalla trama snella ed essenziale, in cui il voyerismo del lettore è solleticato dalla centralità delle figure delle governanti, protagoniste voluttuose e ambigue che ricordano alcuni personaggi dei romanzi di Arthur Schnitzler e di Stephan Zweig. «Mentre una parla, l’altra si stende più comodamente sul canapè e allunga le gambe sullo schienale. Le copre subito con un lembo del suo lungo vestito. Mangia dolcetti, li prende senza guardare, allungando a caso due dita sul tavolo basso e li infila in bocca socchiudendo gli occhi. Sono le governanti».
Senza coordinate geografiche e temporali il lettore si trova sin dalle prime pagine all’interno di un imponente maniero dotato di parco, serre e boschi limitrofi, di sale da ballo e di fumoir. Ed è in questo luogo dall’apparenza perfetto, ma dai sordi connotati claustrofobici, che vivono il signore e la signora Austeur, le domestiche, un numero imprecisato di bambini e ragazzini e le tre governanti Laura, Inès ed Éléonore. Assunte dal signor Austeur per sanare un momento di crisi con la moglie, per scuotere l’apatia di lei e assecondare la voglia di creare momenti di festeggiamenti nella casa, le tre governanti entrano a far parte di una gabbia dall’aspetto dorato, inserendosi in un delicato equilibrio di rapporti tra i coniugi, le domestiche e bambini. E il pericolo è nascosto proprio in quei momenti di immobilità in cui cresce una tensione palpabile, le governanti dotate di fascino irresistibile iniziano a fremere, hanno fame di vita e, come sirene, si appostano alla solenne cancellata, quasi a chiedere le chiavi della propria cella ai loro secondini; sconosciuti le sfameranno di vita, amore e passione. Nella cupa protezione dei boschi adiacenti al parco, queste ninfe volutamente smarrite nel dedalo dei sentieri si libereranno per qualche ora in un baccanale in cui lo spirito dionisiaco contrasterà e sovrasterà quello apollineo. «Quando tutte e tre indossano il giallo, ci si può aspettare di tutto. È il colore della follia. Il colore che le libera da sé stesse, quello in cui si sentono nude, esposte, fascinose. Le si vede in giallo solo davanti al cancello, nottetempo, o nei giorni di eccesso di furia».
Sempre rispettate dai coniugi Austeur e protette dal loro fare materno e paterno, le governanti sono ammirate dai bambini, ma anche viziate e temute, controllate da un occhio esterno sempre vigile e attento alle loro azioni, il vicino di casa che le osserva perennemente appostato alla sua finestra con il cannocchiale in mano, che le studia, cerca di capirle, mentre ne rimane completamente invaghito e ammaliato. La rappresentazione universale della curiosità viene quindi sublimata nella figura di questo sorvegliante, fascinato dai comportamenti incomprensibili delle governanti di questo romanzo di invenzione dai tratti irreali. La quiete e l’equilibrio della casa e della sua relativa routine viene a un certo punto incrinata, nuovi contrappesi si creeranno e i due personaggi maschili dovranno reagire a questi nuovi cambiamenti.
Scritto con prosa trascinante, dietro una struttura lineare ma intensificando la narrazione in alcuni punti con la terza persona al plurale, per sottolineare la inscindibilità di loro, Le governanti appunto: un romanzo visionario e immaginifico che ci porta in un contesto di piacevole e pura evasione. Ma il sostantivo evasione non deve fuorviare, le profondità dei più semplici istinti umani vengono rappresentati in maniera definita ed efficace, rendendo omaggio alla letteratura mitteleuropea dei primi del Novecento in cui la razionalità, l’osservazione, la coscienza e la psicoanalisi venivano esaltate da trame surreali.