Pomella è scrittore vero. Il suo L’uomo che trema mostra una capacità di coinvolgimento e una forza evocativa che, per la sua generazione, pochi scrittori possono vantare. Nel libro si tratta di depressione. Depressione maschile, caso piuttosto raro – anche se in crescita – ai nostri giorni. E si tratta anche di un uomo giovane. E qui la peculiarità del caso diventa ancora più forte.
La nostra attenzione si aggancia al libro fin dalle prime pagine. L’incipit è sempre molto importante; mai decisivo, ma molto importante. In questo caso, l’incipit è l’intero primo capitolo. Qui ci accorgiamo con tutta evidenza del talento letterario di Pomella. Incontriamo una scrittura senza fronzoli che si affida a un ritmo narrativo incalzante che si appoggia su connessioni logiche, deduzioni e induzioni che ci portano in aria. Decolliamo. Sentiamo girare la testa fino al dolore e rimaniamo a terra stremati per l’inconcludenza di tutta la manovra. Abbiamo seguito una linea logica e ci troviamo lontanissimi dalla realtà delle cose. Abbiamo preso dimora nella testa e nel cuore di un essere umano che prova a capire come si sente e soprattutto perché si sente nel modo che noi definiamo depressione. Mentre egli prova a descrivere e a spiegare il suo forte disagio psichico e emotivo il lettore può sentire il bisogno di allontanarsi per seguire meglio un racconto in cui fanno da contrappunto vicende di cura – a volte anche di speranza – spesso di delusione e disincanto.
In questo percorso i sogni potrebbero fornire qualche indizio, l’autore ce li racconta ma non va molto a fondo. Infatti la relazione con gli psichiatri si risolve nella somministrazione di una quantità più o meno variabile di gocce.
Poi la narrazione raggiunge, prima, una velocità di crociera e, verso metà del libro, si inerpica su picchi di alta letteratura. In cima a tutto la «ricerca di senso» che solo la malattia sembra fornire. Solidi sono i riferimenti a Berto e a Pavese quando si affronta il tema della morte e del suicidio. La fenomenologia della depressione assume un valore epistemologico nei confronti del senso della vita e dei comportamenti degli esseri umani.
Lentamente, però, nella vita del protagonista affiorano figure positive come la compagna Grazia, il figlio Marco e un’anziana collega di lavoro, Rossana, nel terribile periodo del lavoro impiegatizio. Finché non viene scoperto l’ultimo «segreto», il più importante. Il repentino distacco dal padre (e non del padre, come si potrebbe raccontare i altri libri). La messa in discussione di quella scelta giovanile viene raccontata con grande abilità narrativa e con l’uso di una forte sensibilità. Tutta maschile.