Amélie Nothomb, Giovanni Mariotti

Amélie Nothomb, Il libro delle sorelle, tr. Federica Di Lella, Voland, pp. 113, euro 16,00 stampa, euro 8,49 epub
Giovanni Mariotti, I manoscritti dei morti viventi, La nave di Teseo, pp. 157, euro 17,00 stampa, euro 9,99 epub

La passione dei bambini

Amélie Nothomb: da quanti anni coltiva il proprio genio, traendo annualmente dal suo ampio zaino una storia con cui allietare i nostri pomeriggi esausti e le notti passate a scordare l’abominio delle bombe sparse in ogni dove del pianeta? Basta giungere alle ultime pagine di questo nuovo libro per meravigliarci di fronte a una serie di titoli che occupa ben sei pagine. Forse soltanto in questo modo riusciamo a ritrovare i memorabili  capitoli di un’autrice che partita da Kobe, al di là del mondo occidentale, in un tempo periodico precisissimo scopre le carte di storie personali e non, biografiche o ricche di stravaganze familiari altrui, narrate con tanta dovizia di particolari da assurgere, in men che non si dica, a originali sceneggiature di altrettanti film tanto reali quanto unici e irripetibili, e che mai saranno proiettati nei nostri salotti privati (meglio dire “visualizzati” su estesissimi e dittatoriali monitor) o in quegli strani luoghi, quasi del tutto scomparsi, che un tempo denominavamo sale cinematografiche. S’immagina che Amélie tenga stretti i propri diritti, o ne sparga luminose tracce presso amici intimi del cui gusto è certa, e che mai e poi mai diffonderà ai venti eterni i racconti accumulati ogni anno con costanza affettiva e ingegnosità degna di una miniera verbale risalita dalle profondità terrestri.

Il libro delle sorelle contiene ancora una volta le disavventure di personaggi verso cui non possiamo che rivolgerci con consueta simpatia, in questo caso incarnati in bambine dotate di acume, intelligenza, esuberanze affettive, capaci di allontanarsi da adulti inetti e insensibili, legandosi fra loro con dichiarazioni d’amore e attività quotidiane di somma capacità imprenditoriale. È esattamente questo il contenuto del nuovo libro: la modulazione di storie d’amore fraterno (e più, anche) producenti miracolosa velocità di crescita dall’infanzia all’adolescenza e fino ai giorni terribili e paradisiaci dei teenager. Seguiamo con Tristane e Laetitia la scoperta delle parole, dal momento della “imitazione” al momento in cui l’invenzione prende il sopravvento creando un nuovo mondo, adatto a loro soltanto nello stupore ottuso degli adulti che qui diventano ombre destinate alla scomparsa definitiva. Senza averci capito un’acca. Quando Tristane, epoca dopo epoca, si accorge che la sua vita fra inferni e scoperte incredibili ha una verità molto lucida e che gli anni non hanno scalfito la sua perfetta vista interiore, allora è pronta a qualcos’altro. A noi l’onere della scoperta, tornando indietro nella lettura e facendo di tutto per scampare all’ottusità adulta per una volta vista per quello che è: un mostriciattolo vagante nel deserto. Abitato da morti viventi.

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La rivalsa degli Zombi

Considerando i “morti viventi” alla stregua di concentrati umani delle peggiori essenze, ecco irrompere la comicità acida del libro giunto da poco nell’elenco delle opere di Giovanni Mariotti che ci deliziano da più di mezzo secolo con varietà di racconti di amore e gusto, e traduzioni che sarebbero piaciute a Baudelaire. I manoscritti attendono rivalsa dagli autori defunti che non si danno pace per l’oblio ingiusto (a parer loro) cui sono stati sottoposti. È allora che la giovane responsabile della narrativa per una grande casa editrice si trova alle prese – in un luogo fosco e cimiteriale antistante il falansterio pubblicistico – con un uomo non del tutto presente al mondo dei vivi: fantasma o ombra di ciò che fu, la conduce a considerare il manoscritto di un suo amico. Senza titolo e in unica copia. Lei, editor a suo parere attenta e abile, non vorrebbe lasciarsi sfuggire un’occasione. Ma l’uomo che forse la corteggia e forse non è del tutto vero, il “Passeggero” come d’ora in avanti lei lo chiama, è sempre lì, in quell’inverno di fitte nebbie, la fa sentire sempre più vincolata alla montagna di inediti accumulati nelle vastissime e ctonie sale della casa editrice. E una precisa aria minacciosa le ricorda che forse dall’Aldilà (per la verità poco canonico) frotte di Zombie mai considerati degni l’aspettano al varco per farle la pelle.

Durante i passaggi in auto offerti allo strano uomo, nel fitto di piogge ininterrotte, inizia ad ascoltare dalla voce al suo fianco i racconti che non sa bene cosa possano riservarle. E ogni volta si ritrova a casa, sola e disturbata, in un mondo diviso fra solitudine e lavoro, fra sotterranei di dubbia esistenza e percorsi automobilistici insieme all’amico autostoppista, il tutto condito dai farmaci prescritti da uno strizzacervelli. Allucinazioni o no, la donna si ritrova circondata dalla bruttezza dei manoscritti esaminati e dal libro sciorinato giorno dopo giorno che sembra provenire da un altro tempo. Libro mutevole, caleidoscopico, a cui si riserva sorte di instant bestseller d’universale successo una volta pubblicato. La rivolta degli Zombi è inevitabile, alla notizia che un morto tornato fra i vivi ha ottenuto fama e gloria. Corpi fangosi si mettono in marcia nelle tenebre, radunandosi ai margini dell’azienda. L’olezzo e i mugolii (gli Zombi intonano a modo loro la Marsigliese e Bella ciao) iniziano ad allarmare impiegati e cittadini, ma prima di tutto occorre difendersi dai Clandestini e mettere la sicurezza fra le priorità. La cultura però deve andare avanti, nella macchina dei premi letterari e delle strenne, allontanando dai pensieri la prevedibile catastrofe finale.

Per Mariotti le “cose scritte” hanno ancora un valore, che siano o no di questo mondo vanno prese con tutte le attenzioni riservate a un virus che più mutante non può essere. La letteratura invade la realtà, Zombi e Spettri (anche una certa massa di “quieti”) si ribellano, elargiscono perdizione e rovina alla maggioranza che sembra avere sempre meno vie di fuga a disposizione.

Su Amélie Nothomb:
Primo sangue
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Su Giovanni Mariotti:
Storia di Matilde