Kathy ha sedici anni, è bellissima, gentile, dotata nel canto e ricercata dagli amici. Sally, la sorellina timida di tredici anni, la ammira e la ama di un amore incondizionato, la osserva per carpire il segreto della sua luminosità e aspetta con ansia la sera, il momento in cui si ritrovano a scambiarsi confidenze e segreti e, soprattutto, a parlare di Billy, il popolare Billy, l’irraggiungibile Billy. Irraggiungibile finché un giorno, in piscina, Sally, che si sente esclusa dalla sorella, è arrabbiata, vuole farsi notare – oppure scomparire – e si tuffa dal trampolino più alto: l’impatto è tremendo, lei perde i sensi ma, naturalmente, a salvarla è già pronto Billy, l’eroico Billy che da quel momento inizierà a frequentare non solo sua sorella, ma tutta la loro famiglia, diventando l’amabile fidanzatino di Kathy, che aveva salvato la vita alla piccola Sally. Ironia e crudeltà della sorte, sarà però proprio Billy a guidare l’auto che, sbandando a velocità sostenuta per evitare un cervo, causerà l’improvvisa e tragica morte di Kathy, la destinataria di questi “appunti” a cui si rivolge, sempre in seconda persona, l’io narrante Sally, che a distanza di quindici anni dalla scomparsa della sorella, le apre il suo cuore su quello che è stato, per lei, per la sua famiglia e per Billy, sopravvivere alla sua perdita.
Alison Espach, autrice e docente di scrittura creativa, costruisce un romanzo accuratamente strutturato, che coinvolge il lettore fin dalle prime pagine, intrattenendolo con uno stile particolarmente godibile – tratto acuito dal tono di confidenza, come di una lunga chiacchierata, ottenuto grazie al riuscito escamotage della “lettera aperta” alla sorella, che regge senza stancare per le quasi 400 pagine del libro. L’abilità di Espach è quella di intrecciare ai temi tipici dell’adolescenza e del romanzo di formazione contemporaneo (dal senso di inadeguatezza ai sentimenti estremi, dalla scoperta dell’amore al confronto con la disillusione della realtà) riflessioni di più ampio respiro sulla ricerca di un senso della vita – e del dolore, e della morte – che appare sempre più sfuggente, sempre più dettato da regole sociali implicite che arrivano a condizionare, imprigionandoli, anche i sentimenti più veri. Perché, ad esempio, è lecito che una madre pianga la figlia scomparsa solo per un certo tempo, superato il quale le viene richiesto di smetterla, per non turbare chi le sta accanto? Scrive Espach, in un passaggio denso di significato: “’Susan, devi smetterla’ ha detto papà alla fine. ‘Devi smetterla di piangere.’ Non mi è piaciuto riconoscermi nelle parole di papà. È stato solo quando ha ordinato alla mamma di smetterla di piangere che ho capito che eravamo dei bulli. Le ordinavamo di essere felice come se noi conoscessimo il significato della felicità. Come se uno potesse smettere di essere felice solo perché ha dimenticato di aggiungerlo alla lista delle cose da fare”.
Similmente, perché tra due persone legate da un lutto non può, e soprattutto non deve nascere un sentimento d’amore? In tono lieve e coinvolgente, l’autrice indaga i sentimenti più scomodi che possono affiorare contro ogni buon senso, interrogandosi, senza mai appesantire il suo stile ma fornendo spunti di riflessione all’interno di una trama scorrevole, sull’etica delle relazioni e sull’importanza cruciale dei vissuti e dei sentimenti degli anni della formazione di sé, che riaffiorano prepotenti anche quando sembravano superati e neutralizzati.
Con Appunti sulla tua scomparsa improvvisa Espach firma un romanzo che unisce sapientemente la godibilità della lettura a lampi di intuizione più profonda, intrecciando nella stessa opera – proprio come spesso si intrecciano nella vita – i fili della leggerezza, della giovinezza e del divertimento a quelli della sofferenza, dell’età adulta, dell’amore e della morte.