Henry Gaunt e Sidney Ellwood sono due ragazzi quando scoppia la Prima Guerra Mondiale e l’Inghilterra si ritrova invischiata in un conflitto che durerà degli anni. Provengono da un collegio privato maschile, Preshute, che punzecchia i suoi alunni con la gloria che chi diverrà soldato porterà alla scuola. Tutti credono al sacrificio necessario che la guerra richiede, quantomeno inizialmente: così il collegio celebra l’arruolamento, per poi leggere nei quotidiani il numero delle vittime e i nomi di chi è sprofondato nella terra nemica. È questo lo sfondo del libro vincitore del Waterstones Debut Fiction Prize 2023, romanzo d’esordio di Alice Winn.
Compiuti i diciott’anni, incalzato dalla famiglia, Henry entra in un ufficio di arruolamento e parte per il fronte; come àncora di salvezza mentale avrà solo Tucidide e la sua Guerra del Peloponneso. Henry è un ragazzo già di per sé schivo, tende a non esprimersi troppo e a scuola fa spesso ricorso alle mani e alla violenza per proteggere i suoi amici. Al fronte diverrà presto capitano e solo il whisky gli darà un sollievo momentaneo per affrontare la morte che regna sovrana in trincea. Anche Ellwood parte non appena gli viene concesso di farlo, bramoso di quell’eccitazione e azione che sente albergare nel cuore del conflitto. Non tiene, tuttavia, conto – come nessuno di quei giovani che sono certi di trovare al fronte una vita che li renderà degli eroi – della tragedia umana, della carne martoriata, del terrore e dei nervi a pezzi a suon di granate e fucilate. Ellwood è un ragazzo vivace e passionale che vive a suon di poesie: non perde occasione di recitarle a Henry – anche per fargli capire il suo amore – e di ripetersele come un mantra. Henry con Tucidide, Sidney con Tennyson: combattono la desolazione dell’odio con la bellezza delle parole. Il degradare della guerra, così come il decadimento fisico e mentale dei due ragazzi, si misura anche nelle loro parole. Più l’indifferenza verso il dolore diverrà spietata, meno la poesia e la letteratura greca verranno citate – come se la desolazione del fronte si facesse pian piano spazio dentro di loro, fino a inglobare la capacità di vedere la bellezza.
Colpisce l’entusiasmo dei giovani che decidono di arruolarsi – d’altronde chiunque, in Inghilterra, li spingeva a partire. Lasciavano la loro casa in preda a un’eccitazione febbrile: tanti di loro non avevano nemmeno raggiunto l’età minima per l’arruolamento. Partivano spinti dalla gloria promessa che avrebbero portato al loro paese; partivano per l’idea romantica che avevano della guerra, luogo di sacrifici e onorificenze future. L’autrice disegna la caduta a cui erano destinati: una caduta fisica – vengono descritte le ferite e talvolta lo stato dei corpi trovati dopo un combattimento – ma soprattutto una caduta mentale. I nervi a pezzi, lo stato psichico che pian piano perisce, l’indifferenza alla propria sorte: una volta abituati al ritmo e alle immagini della guerra, i ragazzi-soldati si chiedono se riusciranno mai ad abbandonare gli incubi – e a tornare a recitare poesie.
Gaunt e Ellwood sono amici da molti anni, eppure solo negli attimi sospesi tra la vita e la morte riescono a esprimere i loro sentimenti l’uno per l’altro. Forse per la mutabilità di ogni giorno vissuto in trincea, forse per la possibilità di non tornare indietro, a casa, e di non dover fronteggiare la realtà del loro sentimento – i due ragazzi si concedono parentesi di vicinanza e momenti di tenerezza che non avrebbero mai, a Preshute, cercato. Con la fine della guerra i due ragazzi proveranno a capire il da farsi: in Inghilterra, infatti, l’omosessualità rimarrà illegale fino agli anni Sessanta. Al fronte la possibilità di essere denunciati sembrava non contare nulla – in un luogo dove la loro vita era appesa a un filo ogni giorno, senza garanzia del domani. Con la fine del conflitto, il domani comincia a prendere sembianze concrete: l’unica possibilità di continuare a essere reali è la fuga.
L’esordio di Winn conduce a una storia dirompente e necessaria che sottolinea la potenza delle parole, della poesia e della letteratura per rimanere umani.