Algernon Blackwood: l’investigatore dell’occulto

Algernon Henry Blackwood (1869-1951) è uno dei grandi esponenti della letteratura weird classica. La sua produzione è caratterizzata da un genuino senso del terrore spirituale: i suoi racconti sono dei classici del genere e meriterebbero maggior diffusione al di fuori della ristretta cerchia degli amanti del weird-tale e dell’ignoto.

Algernon Blackwood è sicuramente un innovatore del genere del weird-tale: Lovecraft trasse grande ispirazione dal maestro inglese, in particolare dalla concezione “dell’indifferenza” e “dell’ostilità delle forze soprannaturali nei confronti dell’uomo”. La sua produzione migliore si situa fra il 1906 e il 1917. Blackwood era un maestro nel creare atmosfere e per questo era stimato, come detto, da H.P. Lovecraft che lo considerava, nei momenti più intensi, come il più grande scrittore weird. Nel suo celebre L’orrore soprannaturale in letteratura (Supernatural Horror in Literature), saggio che, a suo modo, ha fatto scuola, egli dedica uno studio approfondito ad Algernon Blackwood ed arriva a definire “I salici” il miglior racconto nella storia della letteratura del soprannaturale. Peccato che la stima non fosse ricambiata: come riferisce Peter Penzoldt – autore di The Supernatural In Fiction, un importante saggio sul soprannaturale inedito in Italia in cui gli viene dedicato grande spazio –, Blackwood conosceva bene l’opera di Lovecraft ma non ne era molto entusiasta, in quanto a suo avviso negli scritti del solitario di Providence mancavano le qualità di genuino “spiritual terror” che caratterizzavano invece la propria opera. Fruttero e Lucentini, nella classica antologia Storie di fantasmi, pubblicata da Einaudi nel 1960, scrissero invece, presentando il suo racconto “The Empty House”, che Blackwood “era disperatamente invecchiato”. Giudizio forse ingeneroso, anche considerando che in Italia conosciamo solo in parte la sua opera. Tra l’altro, da noi è ancora inedito il fondamentale romanzo The Centaur (1911).

Algernon Blackwood, i saliciIn effetti il giudizio di Fruttero e Lucentini trova qualche riscontro se ci limitiamo alle storie di fantasmi contenute nel suo primo libro pubblicato nel 1906, The Empty House And Other Ghost Stories e a parte della produzione successiva. Ma Blackwood al suo meglio, come nel racconto “I salici” (“The Willows”, 1907), capolavoro incentrato sulla citata tematica “dell’indifferenza” e “dell’ostilità delle forze soprannaturali nei confronti dell’uomo”, è uno scrittore del fantastico di razza. La storia narra di due incauti viaggiatori che si trovano sperduti su un’ostile e desolata isola danubiana, dove sono costretti a fronteggiare manifestazioni terrificanti di entità aliene ostili e incomprensibili. L’oscura e agghiacciante minaccia di queste presenze provenienti da un altrove cosmico sembrano essere estranee e indifferenti alle comuni concezioni antropocentriche. Le fantomatiche entità non si palesano mai materialmente, ma lasciano alcune tracce della loro presenza come dei buchi nella sabbia e inoltre fanno sparire loro le provviste. Un altro classico di Blackwood è il racconto “Il Wendigo” (“The Wendigo”, 1910) che sicuramente deve qualcosa al suo soggiorno in Canada, dove rimase impressionato dalla vastità e dalla desolazione della natura, al cui cospetto l’uomo è un essere insignificante. La storia evoca appunto il Wendigo, una figura demoniaca dei nativi americani del Canada (che sarà sfruttata anche da August Derleth) che terrorizza un gruppo di persone accampate nelle foreste. Quello di Blackwood non è un terrore materiale ma spirituale, che evoca le forze oscure e inconoscibili della natura: in definitiva, è un horror di stampo panteistico. “Il Wendigo” venne pubblicato nell’antologia The Lost Valley and Other Stories (1910). La storia che dava il titolo all’antologia, ovvero “La valle perduta”, è stata recentemente ristampata dalla Dagon Press. Si tratta di una novella intensa, pregna di quel “terrore spirituale” che è forse una delle caratteristiche principali dello scrittore inglese: anche qui la natura incontaminata e selvaggia fa da sfondo ad una cupa e inquietante vicenda ambientata nel Giura, nella Francia meridionale. I protagonisti sono due gemelli – Stephen e Mark – che vivono praticamente in simbiosi: ognuno è partecipe emotivamente della vita dell’altro. C’è forse qualcosa di morboso in questo rapporto che sembra solidissimo. I due viaggiano molto – proprio come Blackwood, che dai viaggi trasse ispirazione per i suoi racconti – e giungono infine nel Giura, isolandosi in uno chalet in mezzo alla natura incontaminata. Passano le giornate facendo escursioni e riportando scrupolosamente le loro impressioni. Qualcosa però all’improvviso s’incrina: una fantomatica ed esotica presenza femminile distrugge il loro equilibrio. La loro vita ne sarà sconvolta e i due verranno infine drammaticamente divisi.

Blackwood conferma di essere un artista dell’atmosfera perturbante: la descrizione della cosiddetta “valle perduta”, un non luogo in cui trovano riparo tutti gli spiriti invisi alle religioni tradizionali, è qualcosa che rimane impresso e non che non lascerà indifferenti gli amanti del weird. In appendice al volume c’è un interessante articolo dello stesso Blackwood intitolato “La psicologia dei luoghi”, molto attinente alla storia presentata, oltre ad un’accurata bibliografia italiana comprensiva di illustrazioni di vecchie e storiche edizioni.

Algernon Blackwood, Discesa in EgittoBlackwood era inoltre un appassionato dell’Egitto e dei suoi luoghi misteriosi (anche Lovecraft sfruttò la tematica in Imprisoned With The Pharaos, scritto in collaborazione con Harry Houdini). Il romanzo breve Discesa in Egitto (A Descent into Egypt), in origine racchiuso nella raccolta Incredible Adventures pubblicata nel 1914 da Macmillan e apparso da non molto in Italia per le Edizioni Hypnos, è un buon esempio di questa sua vena. La storia narra le vicende di George Isley, un viaggiatore solitario che arriverà a trovare il lato oscuro della sua personalità nel mistico e magico universo del profondo Egitto. Accompagnato dall’egittologo Moleson troverà a Tebe il suo destino. Isley e il suo compagno sembrano aver cambiato personalità: è come se entità appartenenti a una dimensione al di là del tempo e dello spazio si siano impossessate di loro. La storia di George Isley ci viene narrata dal punto di vista di un suo amico che ha avuto modo di notare la sua metamorfosi. In Discesa in Egitto è l’atmosfera a caratterizzare la storia: grazie alle “magiche parole” dello scrittore inglese siamo in grado di rivivere i miti e i riti dell’Antico Egitto. Le immagini evocate dalla sua penna riportano alla luce i culti di Amon-Ra e di Anubi e ci parlano di una realtà trasfigurata in cui a dominare sono i Faraoni e i colossi di Memnone con tutto il loro carico di una storia millenaria, mitica e mitologica. È come fare una sorta di viaggio a ritroso nel tempo nei segreti dimenticati di una cultura leggendaria: l’effetto creato da Blackwood è ipnotico e fantasmagorico.

Altri suoi racconti importanti sono “Colui che ascoltava nel buio” (“The Listener”, 1907) e “Il campo del cane” (“The Camp of the Dog”, 1908), una storia sulla licantropia appartenente al ciclo di John Silence.

Algernon Blackwood è oggi ricordato anche per essere stato uno dei capostipiti ad aver dato vita alla celebre figura del “detective dell’occulto”. In questo senso, il personaggio di John Silence uscito dalla sua penna è uno dei più efficaci di questo filone, e si va ad affiancare ai vari Carnacki di William Hope Hodgson, Jules De Grandin di Seabury Queen e Harry Dickson di Jean Ray. Fra i vari racconti di questo ciclo è indimenticabile “Antiche Stregonerie”, ambientato in un antico villaggio francese dove gli abitanti si trasformano in felini. Questo racconto ha successivamente ispirato Jacques Tourneur per il suo celebre Cat People. Da segnalare anche il citato “Culto segreto”, ambientato in una scuola tedesca, che si avvale di un’ipnotica atmosfera diabolica con continui riferimenti ad antichi culti satanici che vi venivano praticati in tempi antichi ma che sembrano non avere ancora perso la loro influenza.

La frammentaria pubblicazione delle opere di Blackwood in Italia

Algernon Blackwood, Il medico miracolosoDopo la pubblicazione del racconto “Il bosco fatato” nel 1940 in un’antologia della Sonzogno, il primo volume significativo di Algernon Blackwood apparso in Italia fu Il medico miracoloso (che racchiude quattro episodi del John Silence), uscito per i Fratelli Bocca di Milano, un editore che aveva contribuito a far conoscere nel nostro paese l’opera di Gustav Meyrink. Blackwood compare poi nella citata antologia di culto Storie di fantasmi a cura di Fruttero e Lucentini, ma bisogna aspettare il 1972 per vedere un altro suo libro, ovvero sempre John Silence, Detective dell’occulto uscito per le Edizioni del Gattopardo (altra casa editrice che pubblica le opere del Meyrink), a cura di Gianfranco De Turris, che racchiudeva solo tre storie del ciclo. Nel 1977 Fanucci pubblicò un’edizione filologicamente più corretta, un volume a cura di De Turris e Fusco e con le traduzioni di Roberta Rambelli. Sulla rivista Robot ci fu una polemica a proposito dell’introduzione a questo volume, firmata da Vittorio Curtoni, ritenuta troppo “ideologica” e di destra. Successivamente la stessa casa editrice Fanucci ha dato spazio allo scrittore inglese, sempre avvalendosi della competente curatela del duo De Turris e Fusco, con il volume Colui che sussurrava nel buio (e altre storie), inserito nella collana “Futuro Biblioteca di Fantascienza”. L’antologia pescava a piene mani dalla storica raccolta The Listener And Other Stories del 1907. In una successiva ristampa il volume verrà inglobato nella collana “I maestri del fantastico”. Nel 1986 Fanucci finalmente pubblica un altro libro di Blackwood, con ben nove inediti. Esce nella discutibile collana “I Miti di Cthulhu”, a cura di Gianni Pilo. Oggi questa collana è molto quotata fra i collezionisti, ma la scelta dei testi appare disorganica e mancano le fonti. In ogni caso rimane uno sforzo encomiabile per la diffusione di un certo tipo di fantastico. Nel 1992 Theoria (oggi defunta e sostituita recentemente da un’altra casa editrice che ne usa il marchio) pubblica Il Wendigo e altri racconti fantastici: il volume si presenta con una grafica spartana e raffinata, agli antipodi rispetto a quella de Il vecchio delle visioni, dove era raffigurata una donna discinta.

C’è poi il discorso relativo ai racconti apparsi su “Urania” grazie alla passione di Claudio De Nardi, che (sfruttando l’amicizia con l’allora direttore di “Urania” Giuseppe Lippi) fece pubblicare dei racconti inediti di Blackwood in appendice ad alcuni romanzi apparsi in questa collana. Un’idea encomiabile e lungimirante ma che crea un po’ di confusione nell’appassionato che vuole recuperare questi testi. In realtà pare che privatamente Pietro Guarriello avesse fatto pubblicare un volume che li riuniva, così come la defunta Count Magnus Press ne ha approntato una parziale silloge.

Dopo un periodo di oscurantismo in Italia sembra che ultimamente qualcosa si stia muovendo anche se, a confronto, Arthur Machen ha avuto una diffusione relativamente maggiore. Sergio Bissoli ha tradotto due racconti per la rivista di esoterismo Primordia, ovvero “The Golden Fly” (“La Mosca D’Oro”) e “The House of The Past” (“La Casa del Passato”). Come detto, La valle perduta è uscito per Dagon Press e Discesa in Egitto per le Edizioni Hypnos. Un’altra recente pubblicazione è stata la riproposizione del racconto “Il Wendigo” da parte di Adiaphora, pur con una veste dimessa (è un libretto smilzo), mentre non convince l’operazione di abbinare il testo inglese a fronte in quanto ormai su Internet tutto il materiale è reperibile. La rivista Zothique ha poi dedicato il numero tre ad uno speciale consacrato proprio ad Algernon Blackwood. Il dossier è a cura di Matteo Mancini, un esperto del genere weird. Molto interessante il titolo del suo articolo, ovvero “Algernon Blackwood: il profeta del Dio Pan”. Di solito associamo il Dio Pan ad Arthur Machen, ma in Blackwood questa divinità (Pan’s Garden è il titolo di una sua raccolta) rappresenta il simbolo di un terrore panteistico che coinvolge l’intera natura. Detto questo, a mio avviso il profeta del Dio Pan resta sempre Arthur Machen considerando l’importanza che ha avuto il libro Il Gran Dio Pan a cavallo fra ’800 e ’900 nel far venire alla luce le pulsioni di Eros e Thanatos che covavano sotto la cenere della società europea.

Purtroppo molti dei volumi citati (mi riferisco in particolare a Colui che sussurrava nel buio, a Il vecchio delle visioni e a Il Wendigo e altri racconti fantastici) sono reperibili nel mercato dell’usato solo a costo di grandi sforzi economici: servono dai 50 ai 90 Euro per reperire un’antologia dei racconti del maestro inglese. Relativamente più facile procurarsi John Silence, Investigatore dell’occulto: oltre alle edizioni Fanucci, è stato ristampato da Utet nel 2010.

Come si diceva, Algernon Blackwood non è ancora completamente conosciuto in Italia per quanto concerne i romanzi. L’auspicio è che editori come Providence Press, Dagon Press o le Edizioni Hypnos intervengano presto, almeno per rendere finalmente disponibile il fondamentale The Centaur.

Biografia
Algernon BlackwoodNacque a Wood Lodge il 14 marzo del 1869, Shooter’s Hill, vicino a Londra, nella contea del Kent, da Sir Stevenson Arthur Blackwood e Lady Sidney. Suo padre era un fervente calvinista e la sua ferrea disciplina condizionò l’infanzia del giovane Algernon un po’ come successe a William Hope Hodgson (figlio di un prete anglicano). Di quell’epoca ebbe sempre il ricordo “di un’atmosfera opprimente e puritana, caratterizzata dal terrore dell’Inferno”. Visse in questo periodo a Crayford Manor House e studiò al Wellington College. In questa prima fase della sua esistenza studierà anche dai Fratelli Moravi in un convento della Foresta Nera, esperienza che gli darà l’ispirazione per scrivere uno dei racconti presenti nella raccolta John Silence, Detective dell’occulto ovvero Culto segreto. Rimase affascinato dalla lettura di un testo di mitologia induista scovato nella casa dei suoi genitori, e si appassionò all’argomento sviluppando una propensione verso il fantastico. Si trasferì in seguito in Canada e negli Stati Uniti per dedicarsi al giornalismo e al commercio. Ebbe diversi rovesci finanziari e condusse una vita disordinata, fece diversi lavori fra cui quello di agricoltore in Canada, il direttore di un albergo e il giornalista a New York per il New York Times, s’improvvisò anche insegnante di violino. Conobbe la povertà e venne raggirato più volte. Fortunatamente, una volta tornato in Inghilterra, nel 1899, decise di dedicarsi ala narrativa dell’orrore. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, nonostante avesse 47 anni, prestò servizio come agente segreto conoscendo molto bene il francese e il tedesco. Fu inoltre membro della Golden Dawn come molti altri scrittori dell’epoca, fra cui ricordiamo Arthur Machen (uno scrittore che ebbe modo di conoscere e con cui aveva delle affinità, anche se sembra che avesse nei suoi confronti un atteggiamento di superiorità). La permanenza nella Golden Dawn, a differenza dello scrittore gallese, si rivelò per lui molto importante in quanto era da sempre interessato, come dichiarò, ai poteri e alle facoltà nascosti nell’essere umano. Condusse dunque una vita all’insegna dell’avventura ma, a differenza di Jean Ray, la sua biografia non è immaginaria. Fu anche un grande appassionato di sci e di alpinismo, e passò molto tempo sulle sue amate Alpi svizzere.

Nel 1906 venne pubblicato il suo primo libro, The Empy House And Others Ghost Stories. Nel 1948 il suo personaggio acquisì una discreta fama in quanto fu ospite di una delle prime trasmissioni della BBC, “Saturday Night Stories”, dove lesse alcuni suoi racconti (aveva a disposizione 15 minuti a puntata) e parlò di fantasmi. Di lui esiste una biografia di Mike Ashley intitolata Starlight Man. Morì il 10 dicembre del 1951 a 83 anni, a seguito di numerosi arresti cardiaci dovuti ad una trombosi cerebrale complicata dall’arteriosclerosi.

Bibliografia italiana essenziale

  • Il medico miracoloso (John Silence), I Romanzi Occulti n. 9, Fratelli Bocca Editori, Milano, 1946, pp. 392; 
  • John Silence, Detective dell’occulto, a cura di Gianfranco de Turris, “I Romanzi dell’Occulto” n. 5, Edizioni del Gattopardo, Roma, 1972, pp. 208;
  • John Silence, Detective dell’occulto, a cura di Gianfranco de Turris, “Le Pietre” n. 1, La Bussola Editrice, Roma, 1978, pp. 190;
  • Il vecchio delle visioni, a cura di Gianni Pilo, “I Miti di Cthulhu” n. 10, Fanucci Editore, Roma, 1986, pp. 200;
  • John Silence, Investigatore dell’occulto (John Silence, Physician Extraordinary, 1908), “I Maestri del Fantastico” [12], Fanucci Editore, Roma, 1989;
  • Colui che ascoltava nel buio [e altre storie], “I Maestri del Fantastico” [10], Fanucci Editore, Roma, 1999;
  • Il Wendigo e altri racconti fantastici, a cura di Malcolm Skey, “Biblioteca di Letteratura Fantastica” n. 26, Edizioni Theoria, Roma-Napoli, 1992, pp. 254; 
  • Lovecraft. I miei orrori preferiti (My Favourite Horrors, 1994), a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, maggio 1994, “Grandi Tascabili Economici” n. 270, Newton & Compton, Roma (contiene il racconto “I salici”);
  • John Silence e altri incubi, a cura di Flavio Santi, Collana “Letterature”, UTET, Torino, 2010, pp. 462;
  • Storie di luce e tenebra, a cura di Giuseppe Lo Biondo, Count Magnus Press, distribuzione Lulu.com, 2011, pp. 324;
  • Discesa in Egitto (A Descent Into Egypt), Collana “Visioni” 6, Edizioni Hypnos, Milano, 2017;
  • “Presenze che sussurrano” (“The Whisperers”), in L’Ora degli Spettri. 29 racconti di fantasmi, a cura di Giuseppe Lo Biondo e Pietro Guarriello, Edizioni Hypnos, Milano, 2018;
  • La Valle Perduta (The Lost Valley), Ed. Dagon Press, Pineto (TE), 2017;
  • Wendigo. Testo inglese a fronte, a cura di Matteo Zapparelli Olivetti, Adiphora Edizioni, Verona, 2018;
  • La pazzia di Jones ed altri racconti, a cura di Simone Gallo Cassarino, Collana “Cronache dell’Insolito”, Edizioni Ester, Bussoleno (TO), 2019, pp. 96;
  • Zothique – Rivista di cultura fantastica & Weird, n. 3, Dagon Press, Autunno 2019 (contiene i racconti “Il corpo di fuoco” (“The Fire Body”), “ll fantasma nella soffitta” (“The Attic”); 
  • I racconti di “Urania”
  • “Alberi” (“The Man Whom the Trees Loved”), in Millemondiestate 1993, “Millemondi” 43, Mondadori, Milano, 1993;
  • “L’appuntamento” (“The Tryst”), in Missione Pericolosa, “Urania” 1197, Mondadori, Milano, 1993; 
  • “L’adoratore del mare” (“The Sea-Fit”), in Sogni Pericolosi, “Urania” 1203, Mondadori, Milano, 1993;
  • “Malahide e Forden” (“Malahide & Forden”), in Il giorno dei Dinosauri, “Urania” 1224, Milano, 1994;
  • “L’ospite della stanza” (“The Occupant of the Room”), in Millemondi Inverno 1994, “Millemondi” 1, Mondadori, Milano, 1994;
  • “Il natale di John Mudbury” (“Transition”), in Eclipse, “Urania” 1255, Mondadori, Milano, 1995; 
  • “Per acqua” (“By Water”), in La monetina di Woodrow Wilson, “Urania” 1260, Milano, 1995.
  • “L’incanto della neve” (“The Glamour of the Snow”), in Un Mondo di Ombre, “Urania” 1272, Mondadori, Milano, 1995;
  • “Le ali di Horus” (“The Wings of Horus”), in Madlands: Terre Impossibili, “Urania” 1263, Mondadori, Milano, 1995.