Ancora un volume, curato da Ugo Pontiggia, che contiene parte di quanto ci è giunto dal mondo classico, attraversando secoli e millenni, epoche ricche e disfatte colossali, fondazioni di civiltà e altrettanti crolli. Questa è la volta di Alcmane con i Frammenti affioranti da papiri ritrovati o talvolta riportati da menti elette. Precedenti sono Saffo ritrovata (2020), Frammenti d’amore di Ibico (2019), Epigrammi di Anite di Tegea (2018). Poeti greci del canone lirico, dalla poetessa più famosa dell’antichità, Saffo, all’amabile (leggere per credere) Anite, poetessa dell’Arcadia sconosciuta ai più.
La traduzione di Ugo Pontiggia, in tutti i casi, come sempre accarezza i temi, la musicalità e la struttura, facendo pensare che la lingua greca e la nostra non siamo così lontane. Sarà un abbaglio, questo, per chi poco s’intende della materia e si lascia per lo più incantare da sentimenti d’amore, di pietà e d’eros senza dimenticare l’imperio eroico e le prerogative della morte di cui tanto si viene a conoscenza leggendo il poema dell’Iliade, vasto di Libri, esametri e penetrazioni armigere.
Benefiche sono le ampie introduzioni ai libri del curatore: nel caso di Alcmane, egli ci invita a seguire le tracce di Pausania per proseguire in quel che fu il Platanistas, il bosco dei platani dove le giovani spartane passavano all’età matura – dall’Elena bambina all’Elena adulta – con i riti cantati da Alcmane, eccelso poeta della cultura greca arcaica, forse di Sparta e forse no, vissuto fra il settimo e il sesto secolo. La sua poesia è stata tradotta da molti, fra cui Quasimodo, ma forse mai come in questo volume, dedicato a chi desidera approfondire, vengono consegnati i valori e le strutture complesse a cui gli spartiati affidavano l’esistenza sociale. Non dimentichiamolo: si trattava di poche migliaia di individui viventi in una città priva di mura difensive – “metafora”, scrive Pontiggia, del “complesso mondo psichico” a noi consegnato dalla Grecia di quell’epoca. Forza e debolezza maschili verso le violente costrizioni delle donne, e le controverse evoluzioni dell’eroe – follia e fragilità d’Eracle.
Idee e supposizioni degli studiosi moderni vengono confrontate nell’introduzione, Alcmane e Sparta, e Pontiggia è certo che la grandezza del poeta debba ritrovarsi nella commistione fra virtù, luce, musica e spirito agonistico, tutto confluito nelle forze naturali volute dagli dèi a cui si dedica grande passione. Sono davvero rari i frammenti giunti fino a noi, ma bastano a che si comprenda come la conoscenza delle melodie del canto ornitologico aggiunga prestigio alla comprensione del mondo naturale – tanto intriso di presenze divine e di spinte agonali. La visione di Alcmane, infine, è tutt’altro che schiava dell’armonia: la traduzione di Pontiggia, come infine lui stesso spiega, è attenta particolarmente al ritmo e al metro perché si dia l’idea che la musica del poeta sia propria di un mondo abitato da potenze dei cui limiti si abbia consapevolezza.