Matteo Trevisani è un autore giovane e talentuoso, dotato di una buona dose di fantasia. Una fantasia che si fa forte di un bagaglio culturale che attinge a nozioni di filosofia, psicologia, esoterismo e astronomia. Come nella miscela sapiente di un alchimista, lo scrittore utilizza tutti questi ingredienti per definire un romanzo che ha la struttura del viaggio di formazione, ma che in realtà è un percorso verso l’apprendimento di quale sia il senso ultimo della conoscenza e dell’amore, all’inizio vissuti come in conflitto. Il romanzo a cui facciamo riferimento ha per titolo Libro del sole ed è il secondo impegno di Trevisani.
Nel primo libro, Il libro dei fulmini (Atlantide, 2017), Trevisani aveva preso spunto da un rito religioso pagano dell’antica Roma, quello dei sacerdoti che andavano a coprire i buchi lasciati a terra dai fulmini lanciati dal dio Summano, per evitare che il mondo dei morti entrasse direttamente in contatto con il mondo dei vivi.
In questo secondo libro, l’autore alza lo sguardo verso le stelle e verso il dio Sole. Anche in questo caso ragiona sulla relazioni tra due diverse dimensioni della vita, quella terrena e quella celestiale. E mentre nel primo libro erano i sacerdoti a impedire il contatto tra le due dimensioni, in questo secondo, è una giovane donna, Eva, che invece favorisce il contatto della terra con il cielo e con il Sole.
Tutto prende spunto da un fatto storico che interessò buona parte del nostro pianeta nel 1859, quando una tempesta solare provocò una serie di aurore boreali che arrivarono a toccare Roma. Il fenomeno è ancor oggi ricordato come “evento di Carrington”. Dalla possibilità che questo evento si ripeta ai giorni nostri, inizia il cammino della giovane Eva che ha tutte le caratteristiche della trasmutazione alchemica che si realizza in tre fasi: Nigredo, putrefazione, morte dell’individuo; Albedo, purificazione; e infine Rubedo, sublimazione, rinascita alla nuova vita. Nell’ordine, ognuna di queste fasi offre il nome a un capitolo del libro.
Libro del sole è un libro originale e a suo modo coraggioso che si colloca molto lontano dalle tendenze letterarie egemoni in Italia in questi anni (romanzo storico, biopic, noir) e perché maneggia con una certa disinvoltura materiali e conoscenze di grande complessità. È un libro originale perché accosta i temi e gli elementi della cultura alta con quelli della cultura pop per confezionare una narrazione che nel mondo anglosassone è piuttosto comune, ma che in Italia non è mai decollata. Cinema, musica, romanzi fanno del cielo stellato il set (lo spazio?) dove ambientare storie che toccano i temi legati al senso della vita, del nostro precario futuro, dell’amore, della paura di crescere – come nell’ultimissimo Ad astra, il film di James Gray – tra astronauti, navicelle spaziali e creature celesti. Ma Trevisani è più intimista, è più riflessivo, tratta la sua materia con un rispetto che rasenta la soggezione.
Trevisani trova nella città di Roma un prezioso alleato e, insieme, la cassetta degli attrezzi e delle opportunità per le sue storie che si nutrono di antichi simboli esoterici e alchemici, di luoghi nascosti, della visita alle moltissime specule di cui è fornita la città eterna e dalle suggestioni offerte dalla volta celeste tra le più belle al mondo. Da subito Trevisani ha avuto la fortuna e l’abilità di trovare in questa città una peculiarità che la dimensione contemporanea nasconde sempre più abilmente. Forte dei suoi studi classici e umanistici, dopo aver incontrato Roma da studente, ha intuito, prima, e compreso, poi, dove cercare il suo tesoro nascosto. Forse anche per questo i suoi libri sono sempre caratterizzati dall’idea del percorso e della ricerca. Nell’occasione del Libro del sole la spinta a muoversi e partire è data dalla sensazione di mancanza di incompletezza che può portare alla conoscenza, anche quella più profonda. Il punto di arrivo è la scoperta del sentimento dell’amore che tutto completa e rianima. Senza molta poesia ma con una convinzione ferrea e impegnativa.