Alberto Riva / “Al mattino faccio lunghe passeggiate sulla spiaggia”

Alberto Riva, Ultima estate a Roccamare, Neri Pozza, pp. 219, euro 17,00 stampa, euro 9,99 epub

Le mitologie della letteratura, nel secolo più vicino a noi, tendono a svanire in una nebbia che – di solito – viene attraversata da chi poco sa, e quel poco risente di invenzioni che non meritano alcuna expertise tanto sono avulse da una realtà un tempo senza dubbio esistente, e che ben rari sopravvissuti sanno raccontare senza manierismi e in assoluta competenza. Alberto Riva ci regala, in quest’ultimo libro, i quadri e le istantanee di un territorio – la Maremma – a cui scesero, o salirono, a seconda delle geografie attraversate, trovandovi casa, Italo Calvino, Rosetta Loy, Pietro Citati, Carlo Fruttero, Furio Scarpelli. Gli ospiti al seguito si chiamavano Fellini, Kundera, Orengo, Tobino, e il gran cerimoniere sembrava essere Cesare Garboli, a dir di alcuni bellissimo e bellicoso. Roccamare è la località sul lungomare dove negli Ottanta tutti sono ancora lì e gli scambi volano sulle dune sabbiose a perdita d’occhio. Calvino muore mentre scrive le sue Lezioni americane, era l’estate del 1985, e Fruttero&Lucentini innegabilmente proseguivano nel consenso con i loro “competenti” romanzi. Riva raccoglie testimonianze, ritratti e ricordi tanto vivi e vividi da trasformare la narrazione in un’epopea novecentesca che avrà bisogno in futuro di numerosi reggitori oltre il nocchiero di cui leggiamo ora l’ultima fatica.

Sempre di viaggi si tratta, migrazioni verso spazi dove la mente umana ha lasciato profonde insenature ricche di pensiero, e cronache quotidiane d’aspro sapore tirrenico unito alla gestazione di opere in cui il possibile viene lietamente messo alla prova. Romanzi, novelle, poesie, saggi, sceneggiature si accordavano a continui scambi, visite, cene, discussioni (non sempre serene, c’è da scommetterlo) nella trama mai casuale delle pinete maremmane. Numerosi i paesi attraversati, altrettanto numerosi i personaggi e le genie lì presenti, tutti figurati in spiagge, residenze e trattorie: si vedono camminare fra i bagnanti, influenzati da stelle e pianeti. Un ombelico del mondo, invero, dove “mondo” sta per Italia e la pellicola si svolge nel libro di Riva con l’unica colonna sonora del vento. Scopriamo la passione di Fruttero per Beckett, e il perché Calvino gli chiese se era comunista (primi anni Cinquanta, attenzione), e la genesi dei romanzi “a strati” di F&L che fanno dire a Nico Orengo che i romanzi come le case “hanno bisogno di cantine, di soffitte e corridoi”.

Roccamare non è soltanto estate, l’inverno ne prende possesso all’insegna di Simenon e Satie, è la provincia che coinvolge ombre e figure, tenerezze e simulazioni umane. Scopriamo le transumanze degli scrittori fra un editore e l’altro, e anche i pettegolezzi che spesso sono più profondi di quanto si pensi, e le epiche disavventure del cinema che vede le vocazioni ludiche di Fellini, Monicelli, Steno, Zapponi, Scola, Vanzina. Il passaggio fra I soliti ignoti e L’insostenibile leggerezza dell’essere avviene nelle circonvoluzioni cosmiche di menti che trovano corridoi impossibili nella realtà. Lo sa chi guardava Quelli della notte di Arbore e tuttora sostiene che Notizie dagli scavi di Franco Lucentini esige rinnovata attenzione nei tempi correnti.

Infine in Ultima estate a Roccamare appare l’Italia delle mode popolari, degli stivali femminili calpestanti le spiagge, l’alto e il basso che già il mondo di Fellini aveva annunciato e che Calvino adorava. Vi si scoprono attenzioni mancate, amori e litigi, e anche la Storia di Matilde di Giovanni Mariotti: “uno dei più bei romanzi del secondo Novecento”. Non si può confutare la notizia, anzi. E chi non lo crede, vada a rileggerselo.