Il 19 aprile del 1943, mentre a Varsavia le Waffen SS circondavano il Ghetto e davano inizio al famigerato eccidio che si sarebbe protratto per un mese, a Basilea, nella pacifica Svizzera, un giovane chimico in forza alla Sandoz Pharmaceuticals, inforcava la bicicletta per tornare a casa anzitempo dal lavoro: si sentiva strano e leggero, la sua mente improvvisamente fuggiva via con bagliori colorati negli occhi. Aveva poco prima, sull’onda di una misteriosa ispirazione, recuperato dagli archivi farmacologici e sintetizzato nuovamente un vecchio composto, ottenuto nel 1938 dagli alcaloidi della segale cornuta con lo scopo ipotetico di farne un analettico per la respirazione e la circolazione, che era stato messo da parte perché ritenuto inefficace. Si trattava della venticinquesima provetta di una serie di derivati della dietilamide dell’acido lisergico. Hofmann ancora non lo sapeva ma con quell’allucinato viaggio in bicicletta – che racconterà in dettaglio nel suo libro più famoso: LSD: il mio bambino difficile (Feltrinelli, 2015) – si sarebbe aperta una nuova epoca: alla malattia della violenza, della guerra e del razzismo, si opporrà da quel momento una possibilità diversa, l’antidoto di una molecola chimica in grado di cambiare la mente: la mistica di un’Eleusi psichedelica.
La bicicletta di Hofmann correva verso la politica dell’estasi di Timothy Leary, verso il Flower Power e la Summer of Love degli Hippies, verso i Beatles, Jimi Hendrix e i Grateful Dead, verso quel “neocristianesimo a sfondo disattivistico e copulatorio” preannunciato da Luciano Bianciardi nel finale de La vita agra. Se i soldati della Wehrmacht invece della metanfetamina, le praline di Pervitin, che il governo nazista somministrava loro in abbondanza contro stanchezza, sonno e paura per l’efficienza del Blitzkrieg, avessero assunto invece LSD-25, Hitler avrebbe avuto seri problemi con la Gleichschaltung, la “messa in riga”, il pensiero unico del Terzo Reich. Motivo per cui Richard Nixon pensò bene di promuovere già alla fine degli anni ’60 – agitazioni per i diritti civili e contro l’intervento militare statunitense in Vietnam in pieno corso – una campagna terroristica omologando le sostanze psichedeliche alle droghe, favorendo con la scusa del proibizionismo lo spaccio illegale e il mercato nero della ben più utile e distruttiva eroina (questa sì droga pesante in tutti i sensi) al posto dei liberatori acidi, e stroncando così sul nascere la controcultura e tutte le sperimentazioni e gli studi scientifici sulla psichedelia applicata alle neuroscienze. Un’eclisse indotta che ha avviato l’improvvida deriva del mondo a – come cantava Claudio Lolli, sintetizzando in un verso un fenomeno globale – disoccupare le strade dai sogni e che solo recentemente, a tre decenni di distanza, ha cominciato, forse, faticosamente a venir meno.
Di tutto questo e di molto altro parlano due libri usciti quasi in contemporanea per celebrare Albert Hofmann e quello storico evento, entrambi, non a caso, promossi e introdotti dal bravo Vanni Santoni, oltre che ottimo narratore e romanziere, ormai figura cardine del cosiddetto rinascimento psichedelico in Italia. Vanni appartiene alla seconda generazione psichedelica, che ha percorso la strada di Eleusi nei rave parties e nella cultura trance della seconda metà degli anni ’90, un passo avanti rispetto a quella di chi, come l’estensore di queste righe, si è tarpata le ali nel riflusso degli anni ’80: ancora troppo giovane per partecipare alla prima ondata psichedelica dei ’70 (che pure ricorda dall’esterno), ma già troppo vecchia e impastoiata nell’ingranaggio della routine famiglia/lavoro per abbandonarsi, due decenni dopo, a tardive ma salutari derive.
E ora come ci porremo, noi, figli più delle stalle che delle stelle, di fronte alla prospettiva di un futuro mancato, di troppo a lungo disattese possibilità di crescita esistenziale e spirituale? Allo slogan prediletto dell’attuale destra di governo, al Dio, Patria e Famiglia del neofascismo meloniano, avremo il coraggio di controbattere, senza squallide maiuscole, dei (politeismo, pluralità, paganesimo), apolidia (internazionalismo, comunità mondiale), libere e libertarie relazioni? Forse una salvifica molecola ci aiuterà? Ecoterroristi che disperdano macrodosi di LSD nelle condutture idriche delle principali città del mondo: metropoli in trip, governi in trip, consigli di amministrazione bancari in trip, corpi d’armata in trip, ci salveranno dall’immanente catastrofe? Torneremmo, c’è da augurarselo, a pedalare sulla bicicletta di Hofmann.
Se la splendida graphic novel Bicycle Day, realizzata dall’illustratore statunitense Brian Blomerth, prefata da Santoni e introdotta dal farmacologo Dennis McKenna (fratello del più famoso Terence McKenna, autore del classico Il cibo degli dei: Piante psicoattive ed evoluzione umana) racconta, con disegni e colori assolutamente allucinogeni, l’epica mitologica di quella straordinaria esperienza ciclistica e mentale, Lo scienziato divino: Le ultime riflessioni del padre dell’LSD, ancora introdotta da Santoni, raccoglie invece gli ultimi saggi scritti di Albert Hofmann, scomparso nel 2008 a 102 anni, ancora perfettamente in grado di scrivere articoli scientifici e di tenere conferenze (evidentemente l’LSD non nuoce affatto al cervello e all’organismo…). Saggi e poesie svelano la visione filosofica e mistica del grande chimico, riflessioni sulla natura, sull’interdipendenza cosmica, sulla felicità e la ricerca del significato, oltre a un’intervista-dialogo sulla Nuova Eleusi con Stanislav Grof, ex analista freudiano fondatore della psicologia transpersonale, e uno studio sui funghi magici messicani. Una lettura affascinante e necessaria per chiunque sia interessato ad approfondire un argomento che, sempre di più e nonostante molti vogliano impedirlo, tornerà a riguardarci.
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