Agnès Poirier, scrittrice e giornalista londinese nata a Parigi, affronta in Rive Gauche una delle epoche più affascinanti e controverse della contemporaneità – gli anni Quaranta e Cinquanta francesi – in un saggio di ampio respiro dallo stile narrativo che offre diversi livelli di lettura. Accanto alle dettagliate e puntuali informazioni di carattere storico, culturale e filosofico, che fanno dell’opera una preziosa e ricchissima fonte di fatti e documenti, Poirier utilizza le numerose citazioni presenti nel libro quasi fossero dialoghi, restituendo così ai protagonisti la loro vera voce e creando un intreccio di conversazioni brillanti e irresistibili, che rendono la lettura particolarmente fluida e accattivante. Se da un lato dunque il saggio merita di essere studiato come l’opera ampia, esauriente ed esaustiva che a tutti gli effetti è, dall’altra il libro sembra modellarsi sull’oggetto stesso dell’indagine, che in questo caso porta con sé bagagli di vissuti personali complessi, di filosofie di pensiero, di creazione artistica e, non ultima, di ironia: in un passaggio Poirier racconta che nell’agosto del 1943 inspiegabilmente decollarono le vendite di L’Essere e il Nulla di Sartre e l’editore Gallimard, incuriosito dal numero di donne che, contro ogni previsione commerciale, acquistavano il corposo saggio, decise in indagare, scoprendo che il volume pesava un chilo esatto e veniva usato nelle bilance al posto dei contrappesi, introvabili in tempo di guerra.
L’autrice sceglie in effetti di partire non dall’effervescenza e dall’euforia della rinascita dopo la Grande Guerra, ma dai tempi durissimi in cui Parigi era una città occupata e divisa, dove la fame e il freddo invernale straziavano i suoi abitanti, dove schierarsi apertamente poteva costare la vita e la lotta per la sopravvivenza portava a scelte tutt’altro che facili. Poirier indaga la complessità di quei giorni cupi, in cui le zone grigie erano più frequenti di quanto si possa immaginare (un esempio su tutti: la prestigiosa casa editrice Gallimard, pur di continuare a pubblicare libri sotto la direzione di Jean Paulhan, accettò di affidare al collaborazionista Pierre Drieu de la Rochelle l’autorevole rivista Nrf – La Nouvelle Revue Française –).
Al centro del vortice impetuoso di eventi, individui e suggestioni che il saggio fa abilmente rivivere, emergono Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, con la loro famiglia intellettuale di studenti, amanti, amici (tra cui Camus, Merleau-Ponty e Giacometti, per citarne solo alcuni) con cui condividono pensieri, opere e uno stile di vita libero e sovversivo che si consuma in luoghi che il loro passaggio ha reso iconici e immortali – dall’Hôtel La Louisiane al Café de Flore e Le Deux Magots.
Uno dei capisaldi della loro visione prevedeva l’avversione alla famiglia tradizionale e alla vita domestica: Sartre e de Beauvoir si erano scelti come compagni di vita, avevano stretto tra loro un patto d’elezione sentimentale – a cui rimasero per sempre fedeli – che tuttavia non prevedeva né esclusività amorosa, né matrimonio o figli.
La coppia era il centro mobile di un mondo che sentivano in continua espansione (come testimoniano i loro frequenti e significativi viaggi negli Stati Uniti, in Europa o in Africa) e che, superata la paura e gli orrori della guerra, chiedeva di essere ricostruito dalle fondamenta: dalla filosofia alla politica – divenuta elemento essenziale di confronto e, spesso, di scontro –, fino a questioni tutt’oggi di bruciante attualità, come il femminismo militante di de Beauvoir, che con il Secondo sesso aveva scardinato i capisaldi della società maschilista, e la lotta al razzismo.
Battaglie combattute strenuamente dai protagonisti di Rive Gauche, che Poirier dipinge in tutta la loro debordante energia, spesso unita a quel non so che di decadente, a quei dettagli unici che segnarono l’inconfondibile stile parigino che avrebbe ben presto conquistato nel mondo la cultura come la moda, la musica e il cinema. Uno stile eterno, che ancora oggi evoca impegno ed eleganza, richiamando alla mente l’incanto e l’audacia di chi, sulla riva sinistra della Senna, ha saputo influire profondamente su una società che usciva a pezzi da uno dei momenti più tristi della Storia. Per questo, oltre che per le loro – fondamentali – opere, li ricordiamo per quello che sono stati in vita: veri maestri di indipendenza e libertà.