Abbagnano oltre i compendi e i manuali scolastici di filosofia

Rosanna Panelli Marvulli, Abbagnano. Una vita per la filosofia. Opere, documenti, ricordi, pp. 288, UTET, euro 19,00 stampa

Chi ha scritto certi manuali e compendi da medie, superiori e università che migliaia di studenti italiani hanno letto e studiato per anni? Chi sono gli autori che li hanno compilati in lunghi anni di studio? Che mole di lavoro e che difficoltà d’impostazione hanno richiesto?

Questo libro dà alcune risposte a queste domande, almeno per quanto riguarda uno dei testi più celebri sulla filosofia scritti in Italia. Il volume tratta infatti della vita e delle opere di un celebre studioso italiano, Nicola Abbagnano. Un autore che, prima con la Storia della Filosofia (UTET, 1946 -1950) e poi con il Dizionario di filosofia (UTET, 1961), ha prodotto due veri e propri classici che hanno dato, più di altri, forma alla conoscenza filosofica degli italiani.

Rosanna Panelli Marvulli fu di Abbagnano assistente e segretaria personale ed intrecciò con il professore un rapporto di grandissima stima, per decenni ricambiata. Ora, a quasi trent’anni dalla morte del filosofo, ha deciso di mettere su carta i suoi ricordi personali che vanno ad arricchire una biografia vera e propria del filosofo.

Ne esce un ritratto ricco di note quotidiane, un profilo dell’uomo insieme a quello del pensatore. La vita di Abbagnano scorre nelle pagine del libro di Panelli Marvulli con un equilibrato alternarsi di citazioni dalle sue opere, da interviste e dichiarazioni. La figura di Abbagnano, troppo spesso ricordata solo per i suoi testi per la scuola (che sono comunque stati epocali), emerge in tutta la sua ricchezza e la sua opera ne viene illuminata anche nelle fasi meno conosciute. Per esempio, dopo gli esordi con la prima pubblicazione della sua tesi nel 1923, Le sorgenti irrazionali del pensiero, il pensatore attraversa un periodo che potremmo definire “irrazionalista”, nel quale viene affermato che la vita scaturisce da principi essenzialmente alogici. Sarà solo a partire dal 1939, anno di La struttura dell’esistenza, che il suo pensiero si definirà come esistenzialista. Il nostro è stato infatti il primo e il più autorevole filosofo italiano a diffondere e sviluppare a suo modo questa corrente percorsa da alcuni autori europei come Heidegger e Jaspers in Germania e Sartre in Francia (i quali, però, non si definivano esistenzialisti, a differenza di Abbagnano).

Abbagnano sintetizzava così la sua posizione nell’articolo L’esistenzialismo in Italia, pubblicato nel ‘43 sulla rivista «Primato»:

“Allontanatosi dalle forme romantiche, estetizzanti o negative che sono fiorite in altri paesi, l’esistenzialismo è riconosciuto in Italia nel suo nucleo solido e veramente vitale e nella sua capacità positiva e costruttiva. Esso appare oggi come la via, l’unica via, nella quale l’uomo può giungere a chiarire se stesso, non già attraverso una visione concettuale in cui siano assorbiti e dimenticati gli elementi che costituiscono la sua umanità, ma con un impegno effettivo, nel quale tali elementi si ritrovino tutti giustificati e realizzati sino in fondo.”

Negli anni successivi alla guerra il filosofo si imbarca nell’impresa che lo renderà celebre, ovvero la Storia della filosofia per UTET. Prima di pubblicare quest’opera per l’Università, però, prepara per Paravia un altro testo di grande influenza e successo dedicato ai licei: il Compendio di storia della filosofia, uscito in tre volumi dal 1945 al 1947 (ma già nel 1937 era uscito un Sommario di filosofia). Sarà poi rielaborato e aggiornato molte volte e ristampato fino a oggi, anche con altri titoli, con la collaborazione di Giovanni Fornero e, successivamente alla morte di Abbagnano, di Dario Antiseri e Franco Restaino.

Fin da queste opere, e poi ancor di più dalla sua attività giornalistica, si manifesta fortissima nel filosofo l’esigenza di comunicare la sua materia al maggior numero di persone possibili, di lavorare cioè con l’obiettivo di chiarire, di mettere ordine, di illuminare il più possibile anche una materia spesso ardua e astratta come la filosofia. I suoi articoli divulgativi che apparvero dal 1964 sul quotidiano La Stampa, diretto da Giulio De Benedetti, e dagli anni Settanta su Il Giornale di Indro Montanelli o sul settimanale Gente, dimostrano un incrollabile desiderio di rispondere alle necessità di comprensione dell’uomo comune, senza timore di banalizzare la filosofia o di ridurre il pensiero alla saggezza pratica.

Abbagnano fu uno dei primi a scrivere di filosofia sui quotidiani e ciò non senza critiche dagli accademici. Alcuni infatti non videro di buon occhio la sua attività divulgativa, vedendovi una sorta di filosofia spicciola, una filosofia popolare. Come scrive Stefano Zecchi “Un accademico che scriveva su un quotidiano o su un settimanale era considerato con il più profondo disprezzo dal corpo docente dell’università, una specie di pecora nera che si svendeva alla banalità della comunicazione giornalistica”. Franco Volpi, altro filosofo-pubblicista di grandissimo valore, scrisse parole illuminanti sul tentativo di Abbagnano di “stanare la filosofia dal rifugio eburneo di un autocompiacimento ed autoreferenziale esercizio, dai tecnicismi del linguaggio disciplinare in cui volentieri si perde. La richiama perciò ad essere quello che anticamente era: non soltanto sapere teoretico puro, ma anche esercizio concreto di saggezza, arte di ben condurre la propria vita, saggezza pratica, dunque sapere consiliatorio e parenetico che insegna ad affrontare scelte e problemi cui la vita ci mette di fronte”.

Nel complesso il libro di Perulli Marvulli è ricco di vicende, di progetti editoriali e di aneddoti. Inoltre è obiettivo ed equilibrato, nonostante l’affetto e l’ammirazione per il pensatore che l’autrice non nasconde in molti passi. Per quanto riguarda il discusso problema della sua adesione al fascismo negli anni precedenti alla guerra, per esempio, l’autrice non cela (e ciò è un merito) che Abbagnano attribuisse in quegli anni allo stato corporativo una funzione educativa. E non tralascia neanche che il pensatore, che diventato antifascista solo dopo il 1940, nel suo libro di memorie Ricordi di un filosofo si definisse tale senza fare menzione della sua adesione precedente al regime.

La prefazione di Giovanni Fornero L’ultimo Abbagnano. Il compito del filosofo nell’età dell’incontro fra culture e l’idea di una morale planetaria approfondisce quella parte del pensiero dell’autore che guarda, con grande lucidità, al futuro dell’umanità.