A Cesare quel ch’è di Cesare

Franco Forte, Cesare il Conquistatore: Alle sorgenti della vita, Mondadori, pp. 324, euro 19,50 stampa, euro 9,99 ebook.

“I morti sono invisibili ai viventi, e i vivi sono invisibili ai morti. Ma solo se si conoscono le strade da percorrere per passare dal nostro mondo al loro, da quello degli umani a quello degli dei. Io posso farlo, e tu mi dovrai restare accanto, altrimenti diventerai visibile ai morti, e loro reclameranno il tuo sangue.”

Gaio Giulio Cesare, dopo aver finto la propria morte ed essersi allontanato dalla vita politica di Roma, è pronto a tutto per ottenere il segreto della vita eterna. Al suo fianco, Bruto, Cicerone, Spartaco e un gruppo di uomini valorosi, la Legio Caesaris; dopo il primo fallimento (Cesare l’Immortale: Oltre i confini del mondo), la loro ricerca si sposta in Egitto, dove le truppe di Ottaviano hanno sconfitto l’esercito di Marco Antonio e della regina Cleopatra.

Sarà proprio quest’ultima ad aiutare Cesare a trovare la leggendaria imbarcazione fatta costruire da Cheope per raggiungere lo Stige. Come racconta il mito, infatti, immergersi nelle acque del fiume infernale può rendere un uomo immortale e invulnerabile come l’eroe Achille, ma la strada per il cuore dell’Averno può essere percorsa solo da chi è caro agli Dèi…

Cesare il Conquistatore non appartiene a un genere ben definito. Almeno in parte è un romanzo storico: non a caso è stato finalista del Premio Acqui Storia 2017 e, d’altronde, era facile immaginare che avrebbe avuto una solida base di documentazione, dato il curriculum dell’autore, da molti anni coinvolto a vario titolo in produzioni di carattere storico. Si tratta, tuttavia, anche di letteratura fantastica, in questo senso intesa come ucronia. Come già accennato, lo scenario in cui si muovono i protagonisti è plausibile, reale, sebbene si resti lontani da noiose digressioni e, più in generale, da spiegazioni prolisse.

Sempre a proposito della storicità, ci si potrebbe chiedere se sia “giusto” (nell’accezione che più si preferisce) che nella letteratura fantastica si utilizzino personaggi tanto importanti per la nostra identità culturale. In varie occasioni ho avuto la sensazione che ci sia un certo grado di snobismo nei confronti di romanzi come Cesare il Conquistatore (ma anche serie tv come due cardini della televisione degli anni Novanta, Hercules e Xena): secondo alcuni, non si tratta altro che di storpiature delle vicende del passato al fine di renderle più semplici e pertanto più appetibili al pubblico, ormai fin troppo facile agli entusiasmi.

È chiaro che in ogni (sotto)genere un’opera debba essere valutata per il suo valore e pertanto ce ne siano di mediocri, buone, ottime e naturalmente anche di brutte (e di vergognose: in certi casi il termine internettiano di fantatrash è quanto mai azzeccato…). Utilizzare personaggi del calibro di Giulio Cesare o Cleopatra è comunque lecito, e non nonostante la loro importanza storica, ma proprio grazie a essa.

Ai protagonisti che, con le loro gesta, hanno contribuito a creare la nostra cultura e posto le fondamenta della società moderna ci si può avvicinare in modi diversi: un approccio più o meno accademico, rispettoso di quello che ci insegna la Storia – e sull’importanza di raccontarla e studiarla Franco Forte ha parlato in numerose interviste. Oltre a questo, si può inventare: ma attenzione, non inventare per mascherare la propria crassa ignoranza davanti alla mitologia, la politica, la società tutta del passato. Al contrario, e credo che sia questa la vera forza di Cesare il Conquistatore, si può inventare per divertire, intrattenere: per amore per la letteratura, un omaggio a uomini e donne, leggendari o meno, che fanno parte di noi.

 

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