Moreno Burattini, Max Bunker. Una vita da Numero Uno, Cut-Up Publishing, pp. 392, euro 17,90 stampa
Alan Ford ha cinquant’anni. Max Bunker festeggia sessant’anni di carriera. Luciano Secchi (il vero nome del fumettista) compie ottant’anni. Tre anniversari in un colpo solo per uno degli autori più importanti del fumetto italiano. Tutti conoscono Alan Ford e moltissimi anche gli altri celebri personaggi creati da Bunker dagli anni Sessanta a oggi, ma davvero ci rendiamo conto di quanto sia stato grande questo sceneggiatore, prolifico come pochi, maestro da un lato nel noir e nell’horror, e dall’altro nella commedia e nella farsa? Io credo che non sia mai stato tributato il giusto merito a questo milanese classe 1939, e ben venga allora un libro come quello scritto da Moreno Burattini e pubblicato da Cut-Up Publishing, casa editrice di La Spezia che ha spesso sorpreso nei suoi vent’anni di vita per l’entusiasmo e le idee.
Il volume è una disanima completa di tutta l’attività di Max Bunker. Non è uno sterile index, un elenco delle pubblicazioni e delle molte riedizioni, un oggetto per collezionisti. Al contrario è un vero e proprio viaggio albo per albo, serie per serie, personaggio per personaggio in una delle fucine creative più imprevedibili dell’editoria fumettistica italiana.
Moreno Burattini, dopo aver sceneggiato personaggi come Lupo Alberto e Cattivik, è diventato l’editor e lo scrittore principale della testata Zagor, e si muove con estremo agio in questa biografia critica.
Luciano Secchi esordisce a vent’anni, nel 1959, come curatore di alcune pubblicazioni per bambini. Nell’anno successivo è già nella redazione di uno degli editori che più hanno segnato gli anni Sessanta e Settanta dei fumetti: l’Editoriale Corno. Il fondatore Andrea Corno, trova nel cognato Luciano Secchi il suo collaboratore perfetto e si getta con lui nel folle e ricchissimo mercato dell’epoca. Secchi esordisce come autore nel 1962 insieme al disegnatore Paolo Piffarerio con il western anomalo Maschera Nera e il fantascientifico Atomik (dove usa lo pseudonimo Esselle). Nel 1964 esce La primula verde, sceneggiato con la firma Simplex. Nello stesso anno utilizza per la prima volta lo pseudonimo Max Bunker per firmare serie importantissime come Kriminal e Satanik. Tre nuove serie vengono lanciate in un solo anno! Erano anni febbrili, fatti di nottate di scrittura e di idee esplosive, di sfrenata fantasia e spregiudicatezza creativa. Queste due ultime serie nere nascono chiaramente sulla scia di Diabolik che da due anni era esploso come uno dei più grandi successi del fumetto italiano. Ma le storie di Bunker sono lontanissime dall’essere imitazioni, come ha modo di dimostrare Burattini nel suo libro.
Con Kriminal e Satanik, collane dalla crudeltà e dalla causticità geniale, esordisce ai disegni con lo pseudonimo di Magnus il bolognese Roberto Raviola. Con Magnus, Bunker forma una delle coppie più esplosive del fumetto italiano, duo che darà vita anche ad altri personaggi: Dennis Cobb – Agente SS018, Gesebel, Maxmagnus e, ovviamente, Alan Ford.
Il 1967 è l’anno in cui Bunker fonda la storica “Eureka”, tra le più belle riviste antologiche italiane in cui appare, tra altri classici statunitensi come The Spirit di Will Eisner e Andy Capp di Reg Smythe, anche il suo Fouché (disegnato da Piffarerio), una vera e propria biografia storica dedicata al controverso personaggio che attraversò con incredibile maestria i decenni più infuocati della storia francese.
Ed eccoci finalmente al 1969, l’anno di esordio per Alan Ford. Burattini offre grandissimo spazio alla serie e ai commenti quasi soffermandosi a ogni singolo episodio. È giusto così, perché l’importanza della serie è assoluta. Alan Ford è una serie comica, un genere molto popolare al cinema, per esempio, ma molto raro nel fumetto italiano. Un primato, quello di Alan Ford, condiviso solo dal geniale Rat-Man di Leo Ortolani, che però ha terminato la sua presenza in edicola da qualche anno.
L’estrema difficoltà del genere comico, il più sottovalutato di tutti, rende il miracolo di Alan Ford ancora più straordinario.
Gli elementi di novità della serie sono molti, ma vorrei citarne alcuni. In primo luogo, nonostante il titolo, Alan Ford è un vero fumetto di gruppo. Fino ad allora non era mai stata creata in Italia una serie corale senza un singolo protagonista predominante. Questa estrema libertà permette di narrare storie imprevedibili e varie, sempre nel solco della comicità.
Un’altra novità riguarda l’eccezionale forza dei dialoghi, che tra una certa influenza di Totò, una gustosa passione per l’assurdo, un eccezionale orecchio per i toni, i dialetti, il gioco dei registri e un po’ di Billy Wilder all’italiana (ma sono mille i riferimenti letterari e cinefili), riescono a sorreggere le situazioni più improbabili e grottesche.
Non ultima nota di originalità, Alan Ford non fu un’opera ascrivibile alla sinistra. Prova ne è la denuncia la voracità (e stupidità) del potere in toto, quale che sia la parte politica. Una premessa di questo elemento fu Maxmagnus, efficace e intelligente opera di satira politica.
Luigi Bernardi, indimenticato scrittore, editore e curatore di fumetti scomparso da qualche anno, scriveva: “La saga di Alan Ford finisce con l’essere la saga di un’Italia in bilico fra lo strapaese di guareschiana memoria e il pestilenziale influsso delle mode di nuova e continua importazione. In bilico, insomma, fra il fiasco di vino e l’aerobica, fra la mazzetta sottobanco e la gestione dei fondi comuni d’investimento, fra un sonoro scapaccione e il delirio per nuove, superpotenti e micidiali armi da guerra”.
Alan Ford è stato quindi, non meno della commedia all’italiana dei Risi, Monicelli e Germi, una lente d’ingrandimento, esilarante e caustica, del momento in cui l’Italia passava con allegria e sconsiderata cecità attraverso l’aureo e mefitico boom economico. Le atmosfere di Magnus e Bunker, le loro gag, i personaggi così perfetti nel loro equilibrio tra realismo e assurdo, sono un patrimonio della creatività italiana che possiamo celebrare e rileggere con una solida e piacevole guida qual è il libro di Moreno Burattini.