Frankenstein: Reloaded

Thomas Ligotti, La straziante resurrezione di Victor Frankenstein, tr. L. Fusari, Il Saggiatore, pp. 95, euro 15,00 stampa

Per prima cosa rendiamo subito il dovuto merito alla casa editrice Il Saggiatore per il lavoro straordinario fatto soprattutto in questi ultimi anni; per le scelte coraggiose come quella di ripubblicare testi e autori imprescindibili ma provocatoriamente inattuali (da Verifica dei poteri di Franco Fortini, a Freaks di Leslie Fiedler; da Lo spazio letterario di Maurice Blanchot, a Santo Genet di Jean Paul Sartre; dall’opera omnia di Luciano Bianciardi, a quella di Witold Gombrowicz) o di aver dato spazio e attenzione a scrittori impegnativi, difficili, decisamente poco commerciali come David Peace, Joyce Carol Oates o lo stesso Thomas Ligotti. La storica casa editrice milanese ha ormai selezionato – e continua a farlo – un catalogo ideale che non perde d’occhio né l’attualità (Leonard Cohen, Nelson Mandela, Arvo Part), né i classici (gli epistolari di Edgar Allan Poe o Emily Dickinson, i racconti di Saki), né i grandi autori non sufficientemente noti (Michele Mari, Giuseppe Marcenaro, John Berger), né perfino le opere maledette (La distruzione di Dante Virgili).

La pubblicazione di una raccolta minore e assai atipica del visionario Ligotti come The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales, del 1996, (opera per altro di difficile reperimento anche nel panorama statunitense, dove le poche copie ancora circolanti hanno raggiunto cifre ragguardevoli sul mercato antiquario) – giunta dopo i tre fondamentali capisaldi Teatro grottesco (2015), La cospirazione contro la razza umana (2016) e Nottuario (2017) – si colloca proprio entro le coerenti dinamiche di una cura rigorosa e integrale conferita dall’Editore agli autori che hanno avuto il privilegio di figurare entro il suo catalogo d’eccezione. Così il lettore italiano ha ora a disposizione gran parte della bibliografia maggiore del tormentato scrittore di Detroit. Ai quattro volumi pubblicati da Il Saggiatore, vanno aggiunti, per completare, quelli risalenti all’inizio della sua carriera letteraria:i Canti di un sognatore morto/Songs of a Dead Dreamer, del 1989, e Lo Scriba Macabro/Grimscribe: His Lives and Works, del 1991, pubblicati dalla piccola Elara libri di Bologna, rispettivamente nel 2007 e nel 2015. Non resta quindi inedito in italiano quasi nulla d’importante, solo My Work Is Not Yet Done: Three Tales of Corporate Horror (2002), The Spectral Link (2014) e ben poco altro: probabile che Il Saggiatore rimedierà alla lacuna nei prossimi anni.

Quest’appena pubblicata piccola silloge di racconti brevissimi, che non arriva alle cento pagine complessive, è presentata in una gradevole edizione «mignon» con copertina rigida e impreziosita dalle cupe illustrazioni di Harry O. Morris, pittore surrealista americano contemporaneo, seguace ideale di Max Ernst, cui il libro è dedicato. L’abbiamo definita poco prima «atipica», ed infatti si distacca nettamente da tutte le altre antologie ligottiane. Per la prima volta, lo scrittore che ha rinnovato e stravolto radicalmente la concezione stessa della narrativa weird e horror, si confronta direttamente con le figure tipiche del canone orrifico, con i personaggi paradigmatici dei classici letterari e cinematografici del genere: i mad doctors come il wellsiano Moreau, lo stevensoniano Jekyll e lo shelleyano Frankenstein, che dà il titolo al libro; i mattatori tenebrosi come Dracula, Talbot (il licantropo cinematografico, incarnato da Lon Chaney Jr.), il Fantasma dell’Opera e quello del Museo delle cere (personaggi anche questi legati soprattutto all’immaginario filmico); le eroine gotiche come la Emily de I misteri di Udolpho della Radcliffe, o l’istitutrice di Miles e Flora ne Il giro di vite di Henry James; alcuni protagonisti dei maggiori racconti di Poe, William Wilson, Lady Ligeia, Roderick Usher; e perfino H.P. Lovecraft (morente) in persona.

Un omaggio e contemporaneamente un’irrisione irriverente alla tradizione gotica che, come puntualizza Ligotti nell’introduzione, sia anche e soprattutto:un’«autoflagellazione vicaria, brutalissimo schiocco di frusta che colpisce alla schiena i personaggi di fantasia e distrae l’autore dai colpi che la vita reale infligge a lui in uno specifico momento dell’esistenza». Si riconferma anche qui la tragica visione filosofica di Ligotti, così lucidamente formulata nel saggio La cospirazione contro la razza umana: l’horror è la forma d’arte più catartica, evocare il terrore dell’immaginazione ci sottrae temporaneamente e provvidenzialmente al terrore intrinseco e onnipervadente che sostanzia la nostra stessa vita creaturale.

Nonostante le avvincenti premesse, però, va pur detto che non tutti i racconti, diciannove in totale e sempre di un paio di pagine al massimo di lunghezza, sono rappresentativi dei più compiuti esiti dello scrittore. La dimensione minimale, lo spirito iconoclasta da cinica e straziante barzelletta in cui sarcasmo e humour nero demoliscono o ridimensionano le figure gigantesche dei mostri per antonomasia, non sempre funzionano e talvolta restano enigmatiche, forzate o irrisolte, oppure lasciano un vago sentore di stanchezza e di ripetizione. Le migliori però valgono assolutamente l’acquisto del libro: un testo sicuramente da leggere, anche se forse sconsigliabile ai neofiti che potrebbero farsi un’idea inesatta o incompleta dell’autore. Comunque sia, un libro davvero utile, perché, come immancabilmente ci ricorda Ligotti: «ciascuno di noi è condannato a inventare il proprio inferno».

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La figura della Creatura del dottor Frankenstein nel fumetto italiano è il tema dello speciale che pubblichiamo oggi; e tratteremo anche della rielaborazione del romanzo di Mary Wollstonecraft Shelley nel Frankenstein liberato di Brian Aldiss; ci sarà anche una recensione del romanzo illustrato da Bernie Wrightson. A chiudere, un itinerario di letture sulla Creatura (e sul dottore)…

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