Andre Dubus, Adulterio e altre scelte, tr. Nicola Manuppelli, Mattioli 1885, pp. 248, euro 16,00 stampa
Andre Dubus ha pubblicato sempre racconti, a parte un’eccezione a inizio carriera, per sentirsi più libero nei tempi di scrittura e per non avere scadenze pressanti.
Poter scrivere in modo indipendente è ciò che mi permette di affrontare il mio lavoro ogni mattina. Se dalla scrittura dipendessero le mie condizioni di vita così come le aspettative di un grosso editore, dubito che riuscirei ad andare avanti. Come i poeti, noi scrittori di racconti viviamo in un mondo più sicuro. Non dobbiamo venderci a nessuno, non dobbiamo affrettarci a scrivere per nessuno; il nostro solo debito è contro noi stessi e verso quelle storie che vivono da qualche parte, dentro di noi, fino a quando non decidiamo di metterle per iscritto.
La dichiarazione dello scrittore non potrebbe descrivere meglio quello che troviamo nella sua narrativa: i suoi racconti scavano dentro di lui e di conseguenza nel lettore. Soffriamo con i personaggi, ci ritroviamo nei loro stati d’animo, nel loro lento ma inesorabile cammino verso il punto di non ritorno. È difficile non ripetersi recensendo Dubus, perché i capisaldi della sua letteratura, le qualità dei testi sono evidenti. Adulterio e altre scelte, in uscita in libreria proprio oggi e che sarà presentato nell’ambito di Più Libri Più Liberi l’8 dicembre, è la seconda antologia che ha pubblicato, apparsa nel 1977, l’ottava che appare in Italia – sempre edita da Mattioli 1885. Nonostante ci sia qualche pausa rispetto ai suoi lavori successivi, un ritmo non sempre omogeneo, qualche descrizione in cui si dilunga un po’, sono presenti, nel volume, passaggi e racconti assolutamente straordinari, che varrebbero da soli la lettura.
Dubus non scrive per il lettore ma per se stesso, e per questo paradossalmente coinvolge maggiormente i lettori, indagando persone che gli/ci somigliano, in cui mette molto di personale, personaggi che lo fanno piangere – come afferma lui stesso – quando fanno qualcosa che non gli piace. Amore, fede (che l’autore statunitense vede come amore per il prossimo), dovere, tradimenti, cadute e risalite sono raccontati nei minimi particolari, nei dettagli degli oggetti che ci circondano e dei cambiamenti di stato d’animo. Non troveremo mai particolari troppo precisi degli spazi esterni, dei paesaggi geografici nella letteratura di Dubus, ma un’incessante rappresentazione degli spazi interiori dei personaggi, della loro disperata ricerca di amore, della necessità di convivere con qualcun altro, del loro continuo desiderio di riscatto. La ricerca della felicità passa inesorabilmente per l’amore, che sia per Dio, per la patria, per un genitore o per il partner cambia poco.
L’antologia è divisa in tre parti. Nella prima Dubus ci parla dell’infanzia e del rapporto coi genitori e con la fede, della nascita dei primi rapporti interpersonali al di fuori della famiglia. Nella seconda troviamo protagonisti adolescenti che virano verso la maturità, uomini e donne che s’incontrano e si amano, l’esercito, che in quel periodo storico rappresentava un punto di riferimento sociale e lavorativo per tanti, e di come fosse vissuto in maniera diversa dagli uomini e dalle donne. Infine ci racconta della piena maturità, un momento in cui molte certezze cadono, sia religiose che sentimentali, e ci ritroviamo spesso di fronte a un ignoto che ci spaventa.
«Adulterio» è il racconto più lungo dell’antologia, direi quasi una novella, e più riuscito, con momenti in cui il lettore si sentirà rapito dalla storia e dai sentimenti che diffonde. Edith, dopo che il marito Hank l’ha tradita con una sua studentessa e le ha detto che non ritiene l’uomo un animale monogamo, ha diverse relazioni. Il suo attuale amante si ammala, e lei, con il marito a conoscenza della situazione, lo va a trovare ogni sera per accudirlo nelle sue ultime settimane di vita. Edith ama ancora il marito, e i suoi tradimenti sono nati dal fatto che Hank ha distrutto, con le sue parole e il suo comportamento, la sua visione idealistica dell’amore, ma ama anche Joe. In un crescendo drammatico, dove Joe peggiora sempre di più e la incalza sui motivi per cui lei stia ancora con il marito, la donna comincia a interrogarsi sulla propria esistenza e nel finale, commovente e tragico, troverà la forza di redimersi ai propri occhi. La vita militare nei marines è raccontata anche dal punto di vista femminile – prospettiva che Dubus ha tenuto sempre in forte considerazione – in «Andromaca», dove Ellen è la moglie di uno di loro. Vivere sempre con il timore che tuo marito possa non tornare – evento che qualche volta accade – condiziona l’esistenza di tutte le donne dei marines, i loro discorsi e le loro abitudini. Ed è «Rimorso» che completa il trittico dei racconti più riusciti; in esso Paul, un ragazzino di dieci anni, ha un rapporto difficile con un padre che, nonostante i numerosi malintesi ed equivoci, ama e da cui sa di essere amato.