Una vita per la Costituzione

Carlo Smuraglia, Con la Costituzione nel cuore. Conversazioni su storia, memoria e politica, EGA – Edizioni Gruppo Abele, pp. 160, euro 9,35 stampa, euro 6,99 ebook

Appaiono ogni tanto dei libri che fuor di retorica è lecito definire imperdibili. «Con la Costituzione del cuore. Conversazioni su storia, memoria e politica», edito da Edizioni Gruppo Abele, è certo tra questi. Si tratta di una ponderata e articolata intervista che il professor Carlo Smuraglia, combattente della Resistenza, valente giurista e avvocato, già senatore della Repubblica, componente del Consiglio Superiore della Magistratura e presidente dell’Anpi, ha rilasciato ad un giovane studioso, Francesco Campobello. È un testo che tutti dovremmo leggere, la cui profondità di contenuti stimola una penetrante riflessione sugli eventi e gli snodi più significativi della nostra storia che hanno determinato il tempo presente. Per volontà dichiarata non si tratta di una biografia, ma di un contributo alla storia e alla memoria di un Paese che ha perso il senso del ricordare e il valore della riflessione; il suo intento è lasciare un’eredità morale ai giovani di un’Italia «smarrita». Un libro quindi preziosissimo, che appare come una cometa nel momento di tremenda confusione e di perdita dell’identità che stiamo vivendo.

Nel meditato andirivieni nel tempo storico in cui trova posto anche il futuro, in perfetta armonia tra elemento autobiografico e dato pubblico, si rivisitano con lucidità personaggi ed eventi fondanti, dei quali Smuraglia è stato spesso protagonista: gli anni della Resistenza, il processo di maturazione politica e la scelta della lotta armata per la libertà, il 25 aprile del 1945, le complicate fasi della Costituente, la legge truffa del 1953, i processi ai partigiani negli anni Cinquanta di cui insieme ad altri egli assunse la difesa, i fatti di Reggio Emilia del luglio 1960 (fu difensore della parte civile nel processo intentato contro funzionari e agenti di polizia accusati della morte di cinque operai), il Sessantotto e le sue contestazioni, il processo Pinelli (che lo vide avvocato della vedova Pinelli), il caso Lockheed, cioè il più clamoroso scandalo di corruzione della Prima Repubblica (Smuraglia svolse un incarico unico nella storia giudiziaria del Paese, quello di pubblico ministero nel processo celebrato tra il 1977 e il 1979 davanti alla Corte costituzionale contro gli ex ministri Luigi Gui e Mario Tanassi e altri imputati non parlamentari per i reati di corruzione), il ruolo attivo avuto nei referendum costituzionali del 2006 e del 2016 in difesa delle libertà costituzionali. Sono poi ricordati numerosi processi di carattere sociale: quelli in tema di sicurezza del lavoro (branca del diritto civile di cui Smuraglia può considerarsi tra i più illuminati fautori e per la cui definizione e attuazione si è impegnato in durissime battaglie processuali, giuridiche e politiche), il processo per il sequestro e la morte di Cristina Mazzotti (fu l’avvocato della parte civile), caso che negli anni Settanta fece scalpore e uno dei primi in cui emerse una saldatura fra la ’ndrangheta calabrese e la criminalità organizzata del Nord, il processo sulla fuga di diossina verificatasi nel 1976 a Seveso, che lo vide impegnato quale difensore di una delle parti civili, ed altri ancora.

Filo conduttore di questa cavalcata nella storia dell’Italia repubblicana è la Costituzione, i cui articoli sono come una lente puntata sugli eventi, sui loro risvolti, i loro significati. Con una chiara scelta di posizione, di fermezza e di solidarietà, nel momento in cui riemergono la violenza, la retorica e la cultura dei fascismi questo libro proclama a gran voce i valori dell’antifascismo e della Costituzione, rievocando le tante battaglie portate avanti per la sua attuazione e difesa in un’Italia mai del tutto defascistizzata, dai primi vagiti di un diritto del lavoro che a lungo ha stentato ad affermarsi, alla tentata “controriforma» costituzionale del 2016, contro la quale a novant’anni suonati si è battuto come un leone, rinverdendo i fasti della lotta resistenziale. E ciò si lega ad un’acuta riflessione sull’oggi, sul proliferare di un nuovo modo di intendere il fascismo, che per Smuraglia non ha le stesse sembianze di allora, ma ne ha gli stessi sintomi: la crisi economica, la mancanza di lavoro, le disuguaglianze sociali, la paura verso un presente incomprensibile. Soltanto risolvendo quei problemi, ammonisce Smuraglia, e ricorrendo alla memoria, alla conoscenza, al senso critico, si può combattere questo nuovo, strisciante fascismo globale che avvelena alle fonti la democrazia. Non mancano poi sagge meditazioni sul fenomeno dei migranti, che indicano il percorso politico e culturale da seguire per questo dilagante problema che tutti spaventa, utilizzato strumentalmente da certa malsana politica.

In definitiva, da questo libro si sprigionano degli insegnamenti che un Paese che ha smarrito il senso della memoria e il valore della riflessione non può ignorare, se non vuole definitivamente spegnersi: la memoria come forma di conoscenza, di analisi e valutazione dei fatti, base della vita comune di un consesso che vuole dirsi civile. Il rischio dell’oblio, della cancellazione di ciò che è avvenuto, ciò che si è acquisito, forse il peggiore dei mali. E ancora, la cultura come valore imprescindibile, vero sostrato della norma giuridica, che a sua volta deve poggiare su un sostrato di valori. E a chiosa di tutto ciò, il dovere morale e civile che tutti abbiamo di preservare la Costituzione, regola della nostra civiltà, di batterci per la sua piena attuazione, poiché è questo il vero nodo democratico ancora da sciogliere. Insomma, questo è un testo che andrebbe adottato nelle scuole per formare cittadini e persone in grado di preservare e migliorare un Paese civile.

Colpisce l’ottimismo di Carlo Smuraglia, la grande capacità di parlare del futuro. Dalle pagine di questo volumetto traspare tutta la forza, l’energia, la stoffa del combattente di quest’uomo, ancora intatte a novantaquattro anni suonati. Soprattutto, traspare il rigore morale, l’integrità, le stesse dei resistenti morti sul campo. Rigore morale e integrità sul lungo periodo, che si definiscono come una regola di vita dalle risonanze kantiane, luminoso esempio che ci si pone davanti come un faro, una bussola nel mare in eterna tempesta di quest’epoca buia e corrotta, e monito stentoreo a chi voglia preservare una civiltà conquistata con il sangue ed il sacrificio di uomini come lui.

Non a caso il libro si chiude con una citazione di Carlo Azeglio Ciampi, rivolta ai giovani: «Sta a voi di volgere in positivo le difficoltà di questi tempi». Proprio come fecero quei meravigliosi combattenti, giovani d’un tempo lontano, che in fondo sconfissero l’esercito più feroce del mondo, un esercito al servizio di un’idea aberrante ancor più feroce. E con un messaggio finale, lo stesso con cui Carlo Smuraglia ha concluso la sua esperienza di presidente dell’Anpi, ispirato ad una frase di Ovidio: «schiena dritta, sguardo verso le stelle, con dignità e speranza».

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