Jean Patrick Manchette è stato il principale responsabile della rinascita del noir negli anni Settanta in Francia. Dal 1971 al 1981 pubblica una decina di romanzi che ne rinvigoriscono il genere e che faranno scuola. Poi, Manchette si ferma. Era finito un ciclo, lo diceva lui stesso. Nei quindici anni successivi a Posizione di tiro scrisse molto per la TV e per il cinema (tra le altre cose adattando il suo Nada per Claude Chabrol) e fece il traduttore di grandi maestri come Donald E. Westlake, Robert Littell, Robert Bloch, Ross Thomas. Manchette muore nel 1996 a 52 anni per un cancro ai polmoni senza aver più pubblicato alcun romanzo e lasciando i suoi libri brevi e duri, come un modello per molti, non solo in Francia.
Nel 1978, quando Manchette era ancora nel pieno della creatività, incontrò Jacques Tardi, già allora uno dei più grandi autori francesi, da qualche anno creatore della serie Le straordinarie avventure di Adèle Blanc-Sec. Manchette amava il fumetto (non a caso poi tradusse Watchmen in francese) e la collaborazione con Tardi fu subito facile (aiutata da numerosi vassoi di mezze pinte di birra nel bistrot dove lavoravano alla sceneggiatura) e produsse Griffu, uscito nel 1978. I due lavorarono anche a Fatale ma il lavoro si interruppe e i due si dedicarono a progetti diversi non incontrandosi più.
Dopo la morte di Manchette, Tardi volle riprendere il lavoro sul grande scrittore e realizzò a partire dal 2005 tre adattamenti di altrettanti romanzi: Piccolo blues, Posizione di tiro e Pazza da uccidere. Sono veri e propri capolavori di storytelling, tra i migliori esempi di adattamento da un medium all’altro e tra le cose più belle del fumetto francese degli ultimi anni. In queste storie Tardi, che ormai si era rivelato come uno dei più grandi fumettisti del mondo e che qui disegna e scrive con una precisione impressionante, fa proprio Manchette creando il miglior tributo possibile alla sua opera e ricostruendo straordinariamente gli anni Settanta così come aveva ricostruito gli anni Venti nelle storie tratte da Leo Malet. Negli anni in cui i letterati si riempivano la bocca del nome dello scrittore scomparso e pensavano che si dovesse scrivere “qualcosa più di un giallo”, Tardi ribadiva con i suoi straordinari albi quanto invece la grandezza di Manchette stesse proprio nella fedeltà alla natura del genere, alle atmosfere, alla semplicità, all’ostinatezza e alla schiettezza del noir. Oblomov ripubblica tutti i quattro albi manchettiani e in coda aggiunge le 21 pagine di Fatale (racconto incompiuto), oltre alla singola pagina di prova di Nada. Un volume da avere, essenziale non solo per capire l’essenza del noir, di quel malessere ancora nostro e per scoprire ancora una volta le sempre stupefacenti e poliformi capacità narrative e grafiche fumetto.